Decreto Genova, ancora un rinvio (ma ci sono i fondi?)

di Paolo Lingua

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Decreto Genova, ancora un rinvio (ma ci sono i fondi?)

E così lo sfortunato decreto legge per il “caso Genova”, dopo una serie di “stop and go” oggi in parlamento è stato rinviato a martedì prossimo. Speriamo non scattino quel giorno altri rinvii. Ormai abbiamo capito che si tratta d’una legge nata sotto cattiva stella, frutto della confusione e della impreparazione degli estensori della maggioranza e, ancora una volta, delle incertezze e delle contraddizioni dell’incauto ministro Danilo Toninelli.

Al di là dei pasticcetti legislativi c’è un problema di fondo. Non c’è la copertura finanziaria necessaria, anche perché, nella confusione della legge di bilancio, oggetto di dure contestazioni a livello europeo, i due importanti interventi normativi sono strettamente collegati. E di questo si sono rese conto le opposizioni che, obiettivamente, hanno in campo parlamentari assai più scafati di quelli della maggioranza e, in particolare, degli esponenti del M5s.

La discussione di oggi alla Camera ha visto qualche intervento, qualche modifica, qualche piccolo successo delle opposizioni più responsabili. Ma in realtà il Governo ondeggia come un pendolo sconnesso tra la legge finanziaria e i provvedimenti per Genova. Nel frattempo in città, ma anche in tutta la Liguria, cresce lentamente, ma sensibilmente, l’onda di insofferenza e cresce l’impopolarità di chi ha in mano le scelte determinanti per il Paese.

Il ministro Tria ha ammesso, a denti stretti, che la crescita dello spread non è contenibile più di tanto, di fronte alla allegra incoscienza di Di Maio e di Salvini che ricordano un po’ la tracotanza (poco felice e fortunata) di Mussolini quando proclamava: "Tanti nemici, tanto onore". Non fu allora, e non sarà nemmeno adesso, una scelta vincente.

Ma per capire quello che sta accadendo, anche all’insegna della irrazionalità,  bisogna entrare nel complesso gioco politico della Lega e dei “grillini” che sono sempre in campagna elettorale e puntano soprattutto, al di là di qualche appuntamento amministrativo, alle “europee” del prossimo maggio. I due partiti, sia pure con motivazioni che hanno somiglianze ma anche profonde differenze, puntano a far saltare le leadership storiche che governano l’Ue e che sono loro nettamente ostili. Il M5s conta di diventare un elemento determinante se non si riuscirà a formare una maggioranza. La Lega ha l’obiettivo sovranista e populista, d’accordo con la Le Pen e molti partiti europea della nuova destra. Anche se, nella vicenda della legge finanziaria, molti governi che potevano essere vicini a Salvini, come quello austriaco, si sono dichiarati critici verso l’Italia. La situazione, anche in Europa, è dunque confusa se si aggiunge, dall’altra parte della barricata, il tentativo di Matteo Renzi di strizzare l’occhio a Macron.  Ogni settimana, ogni mese ci offrirà probabilmente scenari differenti.

Ma, tornando ai problemi pratici del nostro territorio, tutto sembra congiurare contro interventi concreti e rapidi sulla vicenda della ricostruzione del Ponte Morandi. Qui tutti sono d’accordo sulla ricostruzione il più rapida possibile perché sono troppi gli appuntamenti che incidono sullo sviluppo del porto e dell’economia in generale della città e della regione.

Occorre dragare i fondali del nostro scalo e iniziare i lavori per la nuova diga, al fine di consentire l’arrivo di navi a crociera e di portacontenitori di nuova generazione. Devono decollare i lavori della “Gronda” e velocizzarsi quelli per il Terzo Valico. Occorre operare sull’area degli Erzelli per il trasferimento della Scuola Politecnica (Facoltà di Ingegneria e di Architettura)  e d’una parte dell'IIT, oltre che di altri potenziali occupanti. Deve iniziare l’intervento sull’area della ormai ex Fiera per il “Blue Print” di Renzo Piano.

Non sono sogni appesi a un filo, sono progetti concreti alcuni dei quali dispongono già  di potenziali finanziamenti. Ma, non è una favola, tutto dipende, come gioco delle conseguenze e delle connessioni, dalla rapida ricostruzione del Ponte. I partiti al Governo debbono stare attenti. L’opinione pubblica ormai è mobile come la famosa piuma al vento. In meno di due anni gli scenari che oggi sembrano solidi possono essere ribaltati. Non siamo agli slogan. Qui si opera su interessi concreti.