Crisi Carige, le vere vittime sono i piccoli risparmiatori

di Paolo Lingua

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Crisi Carige, le vere vittime sono i piccoli risparmiatori
Il Governo, tramite il viceministro Luigi Di Maio, ha annunciato, sia pure in termini generali, che saranno resi noti coloro i quali – sia responsabili dell’istituto, sia fruitori di prestiti o finanziamenti non restituiti o patteggiati con vistosi tagli – creando di fatto un grave danno alla massa di migliaia di piccoli risparmiati, ma soprattutto piccoli azionisti per decenni fedelissimi clienti . Sono tutti coloro che hanno investito nella Carige i risparmi di una vita o la loro liquidazione nella speranza di contare su una rendita che rendesse felice la loro vecchiaia e integrasse la pensione. Sulla base del decreto sul caso Carige che è in via di decollo in Parlamento non è escluso che possano emergere specifiche responsabilità, sia civili e amministrative, sia penali, e che forse sia possibile compiere azioni di recupero per compensare il danno ai risparmiatori, frutto del crollo del titolo in Borsa. Ovviamente, tenendo presente che attualmente il titolo da più di dieci giorni è bloccato e le sue trattazioni in Borsa sono ferme sino a che la situazione non sarà in qualche modo normalizzata. Ma sarà possibile che alcuni potenziali creditori, magari per evitare un’indagine di natura penale provocata dallo stesso Governo, possano in qualche modo rientrare così da consentire un recupero – totale o parziale – di cha subito tanto danno? Il prof. Luca Beltrametti, docente di politica economica alla facoltà di Economia di Genova, è perplesso. “Non sta a me decidere chi ha colpa e chi no, sia sul piano della gestione sia persino sul piano penale. Sarebbe giusto un risarcimento, ma l’operazione è complessa. E’ giusto ricordare che ci investe in azioni sa cosa rischia, al di là di eventuali azioni fraudolente, e quindi deve sapere quello che fa. Sarebbe sempre meglio investire i propri risparmi in maniera diversificata, ma questo è un consiglio di buon senso”. Il prof. Beltrametti, intervistato da Telenord, ha anche precisato che a volte l’investitore si fa attrarre e convincere a impiegare il suo denaro presso istituti o comunque verso attività economiche a lui più vicine “geograficamente”, convinto, in buona fede, di poter esercitare un maggiore controllo. Il docente ha qualche dubbio che, giunti a questo punto della crisi, non sia facile che la Carige torni ad essere la banca leader del territorio a 360 gradi. Al di là di come si potrà risolvere o meno la crisi, il docente vedrebbe , sul piano pratico assai meglio una banca che investe in quei settori economici, quasi specialistici, che caratterizzano la città di Genova e la Regione Liguria, ovvero tutto il mondo marittimo e delle shipping o eventualmente il turismo in tutti i suoi aspetti. In attesa comunque di nuovi interventi del Governo (che è diviso, nelle sue componenti politiche, sulla eventuale statalizzazione: favorevoli i “grillini”, contrario il ministro Tria) e d’una sua azione per identificare e perseguire gli eventuali responsabili del gravi errori commessi in passato e anche negli anni più recenti, si dovrà capire come muoversi. C’è stato silenzio da parte di chi ha ricevuto ingenti prestiti e non li Ha restituiti o ha cercato di patteggiare per rimborsi parziali e solo qualche commenti stizzito (e minaccia di querele) da pare di chi ha saldato il dovuto, come il presidente del Genoa Preziosi o dell’imprenditore romano Bellavista Caltagirone, vittima d’un procedimento giudiziario che lo ha visto assolto ma con gravissimi danni economici alla sua attività. Accanto ai crediti non restituiti, non mancano altri elementi negativi che hanno creato indirettamente danno ai piccoli risparmiatori, quali imponenti consulenze esterne di cui non s’è capito lo scopo e che hanno aperto vistosi “buchi neri” nei conti della banca. Per riassumere gli ultimi eventi, non va dimenticato che nel corso degli ultimi cinque anni, con ben quattro consigli d’amministrazione che si sono succeduti e che sono stati liquidati e sostituiti, gli azionisti hanno pagato centinai e centinai di milioni di euro per coprire le passività che pure restano ancora ingenti. I piccoli azionisti, tramite le loro associazione, ma anche a livello di piccoli gruppi e persino individuale, sembrano disposti alla battaglia, perché si sentono ingannati e defraudati. E sinora nessuno si è mosso per andare loro incontro. Tanto meno quelle realtà che potrebbero in gran parte rifondere i dann98i hanno fatto un passo avanti. Ma i ministri del M5s hanno la forza per capovolgere la situazione? Hanno le idee chiare per imporre l’azione giudiziaria in grado di rifondere i danneggiati? Questi sono tutti interrogativi angosciosi che restano sospesi sulla vicenda , accanto tutte le incertezze che gravano sull’istituto ligure? Quanti sarà liquidati dei crediti deteriorati? Sarà messo a punto in tempi utili il piano industriale? E che faranno i maggiori azionisti e in particolare il gruppo Malacalza Investimenti, dal momento che altri con quote considerevoli come Mincione e Volpi sembra abbiano compiuto un passo di lato se non addirittura un passa indietro, dopo un tentativo fallito di scalata? E a che punto è, al di là delle dichiarazioni nel vuoto, il progetto per trovare un partner in gradi di gestire un possibile aggregazione della Carige? Molto si potrà capire dal piano industriale, sempre che sia realizzato in maniera conforme alle aspettative di chi sarà in grado di intervenire per mettere la banca in condizioni di rialzare la testa. Ma comunque è importante che si possa intervenire a favore di chi non ha avuto nessuna responsabilità sugli errori (o peggio) della gestione ma che ha già pagato un prezzo pesante.

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