Crisi ambientali e industriali: situazione confusa nei rapporti tra i partiti di governo

di Paolo Lingua

3 min, 27 sec
Crisi ambientali e industriali: situazione confusa nei rapporti tra i partiti di governo

Il segretario del Pd Zingaretti ha tirato fuori, come dal cappello del prestigiatore, le proposte per lo “ius soli” e lo “ius culturae” per dare la cittadinanza italiana a chi è nato nel nostro Paese o comunque ci lavora da un certo numero di anni. Accanto ha avanzato una serie di proposte “sociali”, annunciando dalla tribuna di Bologna una sorta di svolta a sinistra del suo partito. Molti osservatori si sono posti una serie di domande tra le quali emerge il dubbio di una “nuova via” del partito che ha un po’ d’affanno nel gestire il potere accanto al M5s: punta a raggruppare intorno a se tutte le forze disperse della sinistra pensando a una prova elettorale che ormai sembra pendere sulle sorti politiche dell’Italia? Zingaretti teme l’abbraccio o la morsa di Renzi e quindi punta a una posizione forte e autonoma, puntando quindi a recuperare un po’ di voto grillini e magari sperando che la manifestazione delle “sardine” gli restituisca consenso?

D’altro canto a partire da Di Maio le posizioni sono diverse: i grillini non sono favorevoli a troppi compromessi con Arcelor Mittal , impresa con la quale il governo dovrebbe riprendere il dialogo nei prossimi giorni e sono contrari alla “ius soli”. Sempre sul piano della siderurgia i grillini sono ostili al ripristino dello scudo penale per i dirigenti dell’impresa. Scelta invece sulla quale puntano i renziani che poi insistono per il taglio delle tasse e per una politica che favorisca investimenti produttivi. Per quel che riguarda la legge finanziaria piovono le proposte di modifiche piccole e grandi, non solo da parte dei partiti di centrodestra come  fisiologico, ma anche da parte di tutto il centrosinistra. Anche se nessuno, in teoria, dei quattro partiti che sostengono il governo vorrebbe il ritorno alle urne, in realtà la confusione è somma.

In effetti i partiti della maggioranza temono le urne, in particolare il M5s perché teme in un forte calo di suffragi e quindi l’ipotesi più che probabile di non tornare più al governo. Ma il voto fa tremare pure l’aggressivo Matteo Renzi che non sembra schiodare, a leggere i sondaggi, il suo movimento dal giro di boa del 5%. Troppo poco per chi ha aspirazioni di governo e di potere. Per questo “Italia viva” tormenta gli alleati con un gioco di proposte “stop and go” senza però staccare la spina. D’altro canto Renzi non può che contare di raccogliere consensi solo con il crollo degli alleati.

In questa chiave si capisce come Zingaretti punti invece a trovare un asse saldo di alleanze. E’ noto che il segretario del Pd, al momento della crisi del governo precedente, non era contrario ad andare al voto che avrebbe quasi certamente portato il centrodestra alla vittoria ma avrebbe fatto crescere anche il Pd collocandolo come unica forte alternativa.  La spaccatura di Renzi ha messo in forte difficoltà la strategia di Zingaretti, non portando utile a nessuno dei due. Anzi, ha accentuato - la protesta delle “sardine” a parte -  la forza del blocco dei partiti del centrodestra che puntano digerire (ciascuno) le reciproche differenze, saldati nell’obiettivo di vincere sempre e comunque. Il banco di prima saranno le prossime regionali, come è chiaro a chiunque.

Si passerà dall’Emilia-Romagna alla Calabria, mentre si ha la netta sensazione che il governo continuerà  a dibattersi con la difficile situazione di situazioni critiche come la siderurgia, le condizioni di Venezia o comunque la politica del territorio sempre più fragile. Ma l’ombra che allunga sull’Italia è la crisi economica che assume aspetti patologici: si va dalle crisi e dalle chiusure sino alla vendita a colossi stranieri di importanti e strategiche imprese storiche un po’ in tutti i settori. Ma chi sarà capace d’un colpo di reni tale a ribaltare le rotte da naufragio che da tempo si stanno percorrendo?