Cresce la confusione tra i partiti in vista delle regionali
di Paolo Lingua
Il Punto di Paolo Lingua
Alice Salvatore, leader regionale ligure del M5s e fedelissima di Beppe Grillo, è entrata oggi a gamba tesa nella discussione – per ora iniziata ancora in termini generici – sulle prossime elezioni regionali. Ha affermato, senza mezzi ermini, che il M5s non farà alleanza con alcun partito, ma solo ed eventualmente con liste civiche svincolate da movimenti istituzionali ben marcati. Una scelta, a sentire altri aspetti delle dichiarazioni di Alice Salvatore, anche di carattere “moralistico” (e come poteva essere diversamente, considerato il percorso politico della Salvatore?), per non mescolarsi con i partiti e i giochi di potere di poltrone. Dall’altra parte in casa Pd, magari puntando a un candidato non specificamente partitico alla presidenza della Regione, si punta a riprendere a livello locale quello che è stato ed è l’accordo nazionale per il Governo.
Ma cosa accadrà se la Salvatore e il suo movimento, Beppe Grillo intesta, insisteranno sulla loro tesi? Tesi che va chiarita: sarà una coalizione civica in assoluto tutta di alleati “civici”, oppure il M5s alleato con liste autonome? Cosa dovrà fare il Pd a questo punto? Mascherarsi? Fingersi una lista civica pur candidando i suoi esponenti? Messa così la situazione non è delle più semplici, perché o il Pd abbassa la testa e si umilia di fronte all’alleato di Governo, oppure corre da solo. A questo punto, presentando due raggruppamenti con candidature (anche alla presidenza) autonome si può essere già sicuri della sconfitta, considerato che il centrodestra, coalizione vincitrice uscente avrebbe la meglio, anche perchè in Liguria, il sistema elettorale non prevede il ballottaggio.
Di modifiche elettorali, come sempre con i tempi in scadenza, si parla per abolire (sarebbe l’ora) il famigerato “listino”. Tutte questioni per il momento per aria, anche perché, come si è già accennato nei giorni scorsi, anche in casa del centrodestra (ma vedremo l’evolversi degli eventi nelle prossime settimane), non vige per ora la pace assoluta. A livello nazionale (e di conseguenza la questione sarebbe simile a livello locale) c’è un riavvicinamento per adeso solo annunciato tra Salvini e Berlusconi. L’obiettivo è mettere in campo alle elezioni politiche, quando e se si faranno, nonché alle elezioni regionali e amministrative , il medesimo schieramento sino a oggi vincente in gran parte delle prove locali.
Al tempo stesso si accentua lo scontro invece tra Forza Italia e il movimento di Giovanni Toti “Cambiamo!”. In alcune regioni, tra cui la Lombardia, ci sono state uscite polemiche in direzione del presidente della regione Liguria che insiste, in tutte le sue ultime sortite, sui limiti operativi del partito dell’ex cavaliere e sulla fiacchezza passiva del gruppo dirigente. Si parla, per rabbia polemica, di dar vita in Liguria a una lista autonoma di Forza Italia con candidato presidente Vinacci, ex assessore silurato dal sindaco Marco Bucci, nei giorni scorsi. C’è a questo punto un rischio. Chi potrebbe vincere le elezioni regionali potrebbe non avere in consiglio i voti necessari per governare in consiglio. La questione, in questo caso di carattere generale, è legata alla fragilità, anche intellettuali, degli attuali dirigenti dei partiti.
Non c’è bisogno di risvegliare la Prima Repubblica o la praticità concreta del Manuale Cencelli per capire che la discordia e il frazionamento producono solo sconfitte, mentre l’unione fa la forza. Fin troppo banale in un mondo di rancori individuali e di scarsa struttura e organizzazione partitica a tutti i livelli. Toti deve ricucire in Liguria sul piano delle alleanze. E il Pd e il M5s hanno un passato, anche fin troppo recente, di risse, accuse e scontri (e programmi amministrativi in opposizione) per trovare un accordo decente. Ma in politica tutto è possibile. Vedremo, di giorno in giorno.
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