Conto alla rovescia verso le europee: esito incerto

di Paolo Lingua

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Il Punto di Paolo Lingua

Conto alla rovescia verso le europee: esito incerto
A meno di due settimane dalle elezioni europee i dubbi sull’esito si intensificano. E i dubbi riguardano, ovviamente, il risultato globale  con lo scontro tra filoeuropeisti e sovranisti di destra (e qualcosa di più a proposito di contenuti politici), ma anche gli effetti indiretti sui diversi territori nazionali. L’Italia è al centro di questi punti interrogativi che si infittiscono con il passare dei giorni, considerando il fatto evidente che ormai anche l’attività del nostro governo è paralizzata da uno scambio fitto e implacabile si spot elettorali su potenziali (e quasi sempre irrealizzabili) progetti legislativi e di riforma. Curiosamente la Lega e il M5s, tramite i loro leader, non sono d’accordo su nulla o quasi, pure ribadiscono il loro intento di far durare il governo altri quattro anni, una prospettiva che appare impossibile agli osservatori specializzati e ai cittadini armati di comune buonsenso. La Lega, con il suo leader Matteo Salvini, ancora un mese fa era di fronte a un bivio politico-ideologico: o imboccare una via di contenuti moderati e liberali finalizzati alla ripresa economica e imprenditoriale (via libera alle grandi opere pubbliche e private, agevolazioni fiscali, favorire chi investe nel nostro Paese, sburocratizzazione, ecc.), oppure spostarsi a destra insistendo sulla battaglia sull’immigrazione (ormai quasi annullata), sulla legittima difesa e così via. Al tempo stesso il M5s insiste sui tagli all politica, sull’ossessione d’una legalità moralistica più che morale e sul blocco alla ripresa economica, mentre il reddito di cittadinanza non pare per ora abbia ottenuto grandi successi. I due partiti di governo tendono ad estremizzare i loro contenuti forse nella speranza di raschiare “voti di pancia” in un clima tutto sommato antieuropeista. Nel frattempo l’economia è ferma e la situazione internazionale è critica. Anche sulla politica estera – basterebbe osservare la confusione sugli accordi con la Cina e la confusione sul caso drammatico della Libia – il governo non sembra segnare successi. Ma il voto, soprattutto quando ormai si gioca sull’istinto e sull’invidia sociale  è difficile da prevedere. Senza contare che non c’è un’idea chiara sulla percentuale dei votanti. A vantaggio dei due partiti di governo che non sembrano in crescita sulla base degli ultimi sondaggi da prendere con le dovute cautele. Al tempo stesso, anche nel gioco complesso delle alleanze a livello europeo (sovranisti di destra anche strema, socialdemocratici, liberali e popolari), non è chiaro lo stato di salute di chi è oggi all’opposizione, in particolare il Pd e Forza Italia  che, a loro volta, non navigano in acque tranquille. La sensazione diffusa che  tutta l’Italia si trovi in una dimensione  di incertezza e di inquietudine, senza un attimo di pausa di riflessione. Questioni di politica estera e di politica interna si intrecciano senza concrete proposte operative, ma solo bombardate da slogan elettorali. Come è stato osservato da molti esperti politologi Salvini ha avuto il “dream” della vittoria assoluta personale (alla Renzi?), mentre il M5s ha alternato accelerazioni e frenate nella non infondata preoccupazione di non perdere la gestione del governo. I “grillini”, anche inconsciamente, avvertono che, una volta usciti, difficilmente rientreranno nei palazzi del potere e il loro calo di consensi potrebbe farsi davvero pesante. A loro vantaggio, e anche di Salvini, sta la situazione di equilibrio instabile dei partiti di opposizione, reduci da qualche anno di sconfitte (Pd) e di calo di consensi (Forza Italia). Fino a che punto la prova europea potrà essere valutata in corrispondenza d’un voto interno tutto italiano? Il precedente di Renzi, anche se i confronti sovente sono arrischiati, è un segnale da non sottovalutare.