Confindustria Nautica: "No ad estendere la Bolkestein a concessioni in porti e approdi"

di Redazione

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L'associazione ha esposto al Senato le sue preoccupazioni: "All'estero questa svolta non non ci sarà. Questo metterà le nostre aziende in condizione di non competere"

Confindustria Nautica: "No ad estendere la Bolkestein a concessioni in porti e approdi"

Confindustria Nautica dice no all'estensione della Bolkestein anche alle concessioni di porti e approdi della nautica, come invece prevede l'emendamento depositato dal governo al Ddl Concorrenza.

In audizione al Senato l'associazione ha espresso preoccupazione per l'impatto che le nuove regole, pensate per i servizi, avrebbero sul settore. Per cominciare il nuovo sistema di assegnazione delle concessioni non prevede un regime di reciprocità con gli altri Paesi Ue "che non applicano al settore la direttiva Bolkestein, scritta per le gare di servizi pubblici come mense scolastiche e trasporti".

Quindi un imprenditore europeo potrà fare concorrenza ad uno italiano ma non viceversa. "L'estensione di queste regole a porti e approdi della nautica avviene, inoltre - commenta il presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi - in contrasto con quanto previsto dallo stesso diritto europeo, perché la Direttiva Bolkestein esclude espressamente l'applicazione ai porti e la Corte di Giustizia Ue ha anche sentenziato che questi ultimi vanno "equiparati alla locazione di beni". Non siamo contrari a nuove regole, ma poniamo con forza la richiesta di non applicare le norme pensate per le gare di affidamento dei servizi pubblici direttamente alla concessione di beni".

Cosa significa? "L'esito negativo di una gara, nel caso di servizi pubblici vuol dire la perdita di un solo cliente, nel caso di una concessione di un bene demaniale significa perdere tutta l'azienda, gli investimenti, i beni immobili costruiti, il personale formato e tutti i clienti, contemporaneamente" spiegano da Confindustria Nautica.

Ancora: l'emendamento applica a porti e approdi del diporto le norme previste per le spiagge, come assicurare accessi liberi per la balneazione che però "in un approdo è vietata per ovvie ragioni di sicurezza" dice Confindustria Nautica. Poi c'è il riconoscimento economico dovuto al concessionario uscente: "trattandosi di beni da lui costruiti - sottolinea Confindustria Nautica - deve assolutamente essere commisurato al valore commerciale dell'azienda e non al mero avviamento".

Altrimenti, "l'incameramento dei beni da parte dello Stato si trasforma in un vero esproprio".