Chiuse le votazioni del Referendum, concluso lo scrutinio: in Liguria ha votato il 35%
di R.T.
Liguria sopra la media nazionale: superato il 33%, dietro solo a Emilia Romagna e Toscana

I dati definitivi del referendum stabiliscono che i cinque quesiti referendari su lavoro e cittadinanza non abbiano raggiunto il quorum.
Dato conclusivo - Terminati gli scrutini delle schede, in Italia la percentuale finale di affluenza è del 30.57%. La Liguria si piazza al quarto posto dietro a Emilia-Romagna, Toscana e Piemonte. La provincia di Genova guida la classifica con affluenza del 38.46%, seguono La Spezia col 34,95%, Savona 33% e Imperia 24,23%.
AGGIORNAMENTO ORE 16.30
Ancora poche le sezioni da scrutinare (ad ora 60.474 su 61.591), con affluenza nazionale che sale di poco, appena 30,52%. Sale anche la Liguria con il 35,06%, la provincia di Genova guida con il 38.42%, segue La Spezia col 34,95%, Savona 33% e Imperia 24,19%.
AGGIORNAMENTO ORE 16.00
Spoglio quasi concluso: sono state scrutinate 55.001 sezioni su 61.591, che hanno fatto registrare un'affluenza del 30,23%. La Liguria si conferma al terzo posto con il 34,84%. Guida la provincia di Genova col 38,23%, poi Spezia col 34,91%, Savona 33% e Imperia 24,92%.
AGGIORNAMENTO ORE 15.30
Alle 15.30 sono state scrutinate 37.867 sezioni su 61.591, che hanno fatto registrare una partecipazione del 29,47%.
Liguria - La nostra regione si piazza sopra la media nazionale e al terzo posto per affluenza: dopo 950 sezioni scrutinate su 1.785 si registra un'affluenza del 33,71%, solo Emilia Romagna e Toscana hanno percentuali più alte. Guida la regione la provincia di Genova, che dopo 439 sezioni scrutinate su 964 segna un 36,42%, seguita da Spezia (34,86%), Savona (31,12%) e Imperia, ben al di sotto della media con il 24,25%.
I QUESITI
Primo quesito, jobs Act – Il primo quesito ha proposto l’abrogazione del Decreto Legislativo 4 marzo 2015, n. 23, che ha introdotto il contratto a tutele crescenti. La normativa attuale, frutto del cosiddetto Jobs Act, prevede per i nuovi assunti a tempo indeterminato un indennizzo economico in caso di licenziamento illegittimo, anziché il reintegro automatico. Se fosse stato abrogato, sarebbero state ripristinate le disposizioni precedenti, cioè le tutele previste dall'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori così come modificato dalla cosiddetta "legge Fornero".
Secondo quesito, piccole imprese – Il secondo quesito riguardava la disciplina dei licenziamenti illegittimi nelle imprese con meno di 15 dipendenti. Attualmente, la legge prevede un indennizzo compreso tra 6 e 14 mensilità in base all’anzianità del lavoratore. L’abrogazione parziale dell’articolo 8 della legge 604/1966 avrebbe dato al giudice maggiore discrezionalità nella determinazione dell’indennizzo, senza tetti massimi predeterminati.
Terzp quesito, contratti a termine – Il terzo quesito mirava a modificare le regole sui contratti a tempo determinato. Il Decreto Legislativo 81/2015 consente oggi di stipulare contratti a termine senza causale per una durata fino a 12 mesi. Oltre questa soglia, è necessaria una giustificazione specifica. L’abrogazione avrebbe reintrodotto l’obbligo di indicare la causale fin dal primo contratto, come previsto in passato.
Quarto quesito, responsabilità negli appalti – Il quarto quesito riguardava la sicurezza sul lavoro e la responsabilità del committente in caso di infortuni negli appalti o subappalti. La normativa vigente limita la responsabilità del committente ai casi in cui vi sia colpa diretta o violazione delle norme di sicurezza. L’abrogazione dell’articolo 26 del Decreto Legislativo 81/2008 avrebbe ripristinato la responsabilità solidale, rendendo il committente corresponsabile anche in assenza di colpa specifica.
Quinto quesito, cittadinanza – Il quinto e ultimo quesito si concentrava sulla durata della residenza richiesta per la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri extracomunitari. La normativa attuale stabilisce un requisito di 10 anni di residenza legale e continuativa. L’abrogazione della lettera f) dell’articolo 9 della legge 91/1992 avrebbe ridotto questo termine a 5 anni, rendendo più rapido l’accesso alla cittadinanza.
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