Caso Toti, Signorini resta in carcere, gip: immutati pericoli inquinamento prove e reiterazione reato
di Redazione
Pesa l'aver definito semplicemente "inopportuni" i rapporti con Spinelli e aver negato i soldi per nozze figlia. La consulenza a Vianello da ad di Iren
Le "esigenze cautelari sono immutate" persiste il rischio di "inquinamento probatorio e il pericolo di reiterazione del reato". Sono queste, in sintesi, le motivazioni con cui il giudice ha respinto la richiesta di Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell'autorità portuale di Genova ed ex ad di Iren, di uscire dal carcere e passare agli arresti domiciliari.
Nella sua motivazione la gip ha spiegato che il manager ha ritenuto semplicemente "inopportuni" i suoi rapporti con Aldo Spinelli e ha negato di avere ricevuto dall'amico i soldi (15 mila euro) per il matrimonio della figlia, non rendendosi conto "della gravità delle sue condotte".
Nel provvedimento il giudice ha anche fatto riferimento al fatto che Signorini non si è dimesso da Iren (anche se è stato sospeso) sottolineando che quando era in carica aveva dato una consulenza all'imprenditore Vianello una consulenza da 200 mila euro.
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