Carcere di Marassi, tenta di introdurre droga e un coltello durante il colloquio: arrestata
di Redazione
La donna ha tentato di nascondere tutto negli slip. Pagani: "Ottimo lavoro degli agenti ma è dimostrazione che serve riforma del sistema carcerario"
Sembrava un normale colloquio fra un detenuto e la propria compagna ma, in realtà, era tutt'altro. Una consegna, anzi, una maxi-consegna in piena regola: 103 pastiglie di subutex, un farmaco a base di oppio, 72 mini ovuli di cocaina per un totale di 33 grammi, 8 grammi di hashish e un coltello a serramanico con una lama di circa 10 centimetri. Una "consegna a domicilio" dello stupefacente, insomma. Peccato che il domicilio del destinatario sia, al momento, il carcere di Marassi, dove S.D. è detenuto per rapina con una pena fino al 2024.
Nella mattinata di ieri, mercoledì, durante il colloquio con una donna, gli agenti hanno notato movimenti strani e si sono insospettiti, cogliendo i due sul fatto, proprio nel momento dello scambio. La donna, a quel punto, ha tentato di nascondere tutto nelle mutandine ma è stata arrestata e per lei sono stati disposti gli arresti domiciliari. Dopo aver sequestrato tutto il materiale, gli agenti della Penitenziaria del carcere di Marassi hanno però effettuato anche una perquisizione a casa sua, trovando 7 microcellulari già avvolti nella pellicola e pronti per essere introdotti in carcere, e nella cella del detenuto, dove hanno scoperto un altro telefono cellulare, probabilmente introdotto in una precedente "visita coniugale".
"Non possiamo che esprimere orgoglio e soddisfazione per il lavoro dei poliziotti penitenziari che hanno effettuato l'operazione, la più brillante degli ultimi 20 anni - ha commentato in una nota il segretario regionale della Uil PA Polizia Penitenziaria Fabio Pagani - Segnale tangibile di come negli appartenenti al Corpo non cali mai l’attenzione e la dedizione al sacrificio, in piena emergenza COVID 19 e in forte carenza d’organico. Tuttavia – prosegue Pagani – l’episodio è anche un segnale tangibile di un’altra grave problematica. Gli istituti italiani non sono assolutamente adeguati e pronti, sia per la tipologia arcaica delle strutture sia per la scarsità delle risorse umane e tecnologiche. L'apertura dei detenuti, fatta tanto per far vedere qualcosa all'Europa e per convincerci che siamo il paese di Cesare Beccaria, ovvero il paese del diritto, se non sarà supportata da un’urgente riforma complessiva del sistema di esecuzione penale sarà nociva per la collettività e per i detenuti stessi, che subiranno le nefaste dinamiche della malavita negli spazi aperti del carcere. Auspichiamo pertanto – conclude il segretario – che il Ministro ed il Governo diano concretezza agli impegni assunti e proseguano compiutamente nell’attività riformatrice che non può fare a meno dello stanziamento di risorse economiche adeguate ed appositamente finalizzate. Altrimenti saranno solo palliativi”.
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