Candidato centrosinistra in Liguria: fumata nera per il M5s
di Paolo Lingua
E’ stata una “fumata nera”, o meglio molto “grigia” la riunione di vertice nazionale del M5s per decidere cosa fare per le elezioni regionali in Liguria: Da soli o con il Pd? Dopo meno di tre ore le riunione s’è sciolta con un nulla di fatto. Il “reggente” dei grillini Vito Crimi, in un contesto politico ancora confuso e contraddittorio, ha preferito la tattica del rinvio, come del resto era abbastanza prevedibile. D’altro canto anche in casa Pd, sia in Liguria sia a Roma, si opta per prendere tempo. I partiti sono divisi nel loro interno, in particolare un M5s in subbuglio. Infatti il deputato Mattia Crucioli ha criticato Crimi, chiedendo che i simpatizzanti grillini si esprimano sulla piattaforma Rousseau, nei confronti della quale molti esponenti del movimento da tempo scuotono la testa. Ma in casa grillina, dopo le dimissioni da leader di Luigi Di Maio gli esponenti di spicco e la base ribollono senza un vero orientamento politico preciso. Ci sono gruppi che vorrebbero tornare alla protesta a 360 gradi e sono quelli che insistono sugli slogan dei primi tempi: dai vitalizi dei parlamentari alle ossessioni sulla prescrizione, in una difesa affannosa del reddito di cittadinanza che non ha dato grandi risultati. Tra i tenti oggetti del contendere c’è appunto il grande dubbio se dare vita a una alleanza organica con il Pd per le regionali, oppure correre da soli. Intorno a questo confuso contesto c’è però il dubbio più grande. Ma non c’è il rischio, alla fine, di far cadere il governo che già procede con le stampelle? La prova delle urne farebbe perdere certamente al M5s due terzi, se non tre quarti dei voti raccolti alle elezioni politiche del marzo di due anni fa. E allora? Ci sarebbe una beffa in più: con il vistoso taglio del numero dei parlamentari la truppa grillina si restringerebbe ancora, autoconfinandosi all’opposizione. Forse per sempre. Sia pure in forma differente – in attesa di nuove riunioni e di nuovi vertici – lo stesso problema angoscia il Pd, all’interno del quale si agitano correnti e gruppetti di differente opinione. C’è chi sostiene che l’essere andati da soli in Emilia ha costituito un vantaggio per vincere; c’è chi sostiene invece che occorra recuperare il voto del M5s e di puntare a una coalizione che raggruppi più forze, sul modello del centrodestra. Ma non è così semplice, perché i potenziali candidati presidenti che piacerebbero al M5s sono ritenuti inadeguati e rischiosi da parte del Pd. Per non parlare del movimento dei renziani che, oltre allo scontro sulla legge della prescrizione a livello nazionale, dimostrano insofferenza per l’atteggiamento “punitivo” verso la politica e il giustizialismo di fondo peculiare dei grillini. Inoltre, è in corso un fenomeno che avvolge tutta la politica italiana senza eccezioni. Non è facile, anzi è difficilissimo, reclutare forti personalità culturali e professionali, nella società civile. Si trovano sparuti personaggi poco noti e per nulla addestrati alla politica, mentre quelli che avrebbero tutti i requisiti tendono a tirarsi indietro per evitare denunce, polemiche gratuite e fastidi di ogni genere, senza adeguate compensazioni. La battaglia contro i vitalizi , anche se il ragionamento può sembrare cinico, è un autogol. In realtà il fragile Pd di Zingaretti non la pensa quasi su nulla come il M5s, ma a sua volta teme il voto. Il Pd potrebbe certamente sarebbe in crescita di consensi, ma rischia di restare confinato all’opposizione. La strada del voto regionale a questo punto si fa sempre più stretta. Ma l’ultimo timore (vero) oltre che la rottura è anche quello di arrivare a compromessi faticosi e forzati. Nel frattempo si resta in attesa in Liguria d’un candidato che prima o poi verrà. Non si sa quando, non si sa come.
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