Canada, sulla Costa Atlantica progetti per sviluppare fino a 40 gigawatt di eolico offshore
di Andy Woodrook
Nella parte orientale del gigante nordamericano si punta sull’eolico in mare aperto, ma restano nodi su infrastrutture e mercato
Secondo il sito specializzato theenergymix.com, le province atlantiche del Canada hanno avviato piani ambiziosi per sfruttare il forte potenziale eolico offshore, con progetti che in Nuova Scozia e Terranova e Labrador puntano a decine di gigawatt di capacità installata. Le informazioni raccolte per il portale da Moira Donovan, giornalista indipendente con base in Nuova Scozia, specializzata in ambiente e cambiamenti climatici, descrivono una situazione in evoluzione, tra sviluppo possibile e resistenze inevitabili.
Venti eccezionali – La costa orientale del Canada è una delle aree più ventose del Paese. In Nuova Scozia le velocità medie annue del vento sono tra le più alte del territorio nazionale, mentre in alcune zone di Terranova si registrano raffiche paragonabili a quelle di un uragano di categoria 3. In mare aperto i venti sono ancora più intensi e costanti, con valori tra i più elevati al mondo. Per questo la Nuova Scozia punta a concedere licenze per 5 gigawatt di eolico offshore entro il 2030, mentre Terranova e Labrador hanno annunciato una legislazione specifica per sviluppare il settore. A giugno il premier della Nuova Scozia, Tim Houston, ha proposto il megaprogetto “Wind West” da 40 gigawatt, sufficiente a coprire il 27% della domanda elettrica canadese.
Infrastrutture e consenso – La realizzazione di questi piani richiederà investimenti significativi per potenziare le reti di trasmissione e il coinvolgimento delle comunità e delle categorie economiche interessate. Il settore della pesca, ad esempio, guarda con cautela all’espansione dell’eolico offshore. Secondo i leader provinciali, si tratta però di un’occasione unica da cogliere.
Vantaggi geografici – Per Nathaniel Pearre, ricercatore nel laboratorio di accumulo di energia rinnovabile dell’Università Dalhousie, la forza e la costanza dei venti marittimi, fino a 11 metri al secondo, collocano l’area nella fascia più favorevole delle classificazioni internazionali. Inoltre, il vasto plateau continentale con fondali tra i 25 e i 40 metri consente l’installazione di turbine a fondazione fissa, evitando i costi più alti delle tecnologie galleggianti necessarie in aree come la Columbia Britannica.
Mercati esteri – La Nuova Scozia produce ancora quasi metà della sua elettricità dal carbone e ha consumi più alti in inverno, quando i venti sono più forti. Tuttavia, la capacità prevista di 5 gigawatt supererebbe il fabbisogno interno, aprendo scenari di esportazione verso altre province canadesi e verso il New England, dove diversi progetti eolici sono stati annullati, creando un potenziale deficit di 30 gigawatt di energia verde.
Limiti di rete – Le esportazioni sono frenate dalla capacità limitata delle infrastrutture esistenti: il collegamento via cavo con il Nuovo Brunswick è di soli 300 megawatt. L’installazione di cavi sottomarini verso gli Stati Uniti o il potenziamento dei collegamenti interprovinciali richiederebbero ingenti investimenti. Il Building Canada Act (Bill C-5) potrebbe accelerare questi interventi, stimati in circa 8 miliardi di dollari.
Oscillazioni di mercato – Il settore eolico globale ha attraversato anni difficili, con inflazione, problemi di forniture e incertezze politiche che hanno portato alla cancellazione di progetti, come il parco da 2,5 gigawatt di Ørsted al largo del Regno Unito. Ma, secondo Scott Urquhart, CEO della società di consulenza danese Aegir Insights, l’Agenzia internazionale per l’energia prevede un raddoppio della capacità eolica globale entro il 2030, trainato dall’offshore.
Rischi e regolamentazioni – Le valutazioni regionali hanno suggerito di evitare installazioni entro 25 chilometri dalla costa e in quasi tutte le aree di pesca, limitando lo spazio disponibile e aumentando i costi. “Più si trasmette energia a distanza, più il prezzo cresce”, ha osservato Pearre.
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