Clima, il vino cambia ritmo e i produttori affrontano le incognite
di Simone Galdi
Con temperature sempre più instabili, il ciclo della vite si modifica e la produzione di qualità entra in una nuova fase di incertezza

Il riscaldamento globale sta modificando profondamente il ciclo della vite, anticipando di settimane ogni fase produttiva e mettendo alla prova l’equilibrio chimico e sensoriale del vino, con implicazioni dirette sulla qualità e sul mercato.
Ciclo produttivo – I produttori di vino lavorano all’aperto durante l’alta stagione, seguendo un ritmo lento e metodico: esaminano viti e grappoli, controllano la potatura e pianificano la vendemmia. Le attività proseguono poi in cantina, tra analisi di laboratorio, controllo della fermentazione e valutazione della qualità. L’intero processo è un equilibrio tra arte e scienza, dove ogni dettaglio, dalla maturazione all’imbottigliamento, è decisivo.
Squilibrio climatico – Il cambiamento climatico sta alterando questo equilibrio. Le temperature più alte anticipate già in primavera accelerano tutte le fasi del ciclo della vite: germogliamento, fioritura, allegagione, invaiatura e raccolta avvengono oggi con 10-15 giorni di anticipo rispetto a una generazione fa. Questo scarto temporale influisce su resa, composizione e qualità delle uve, rendendo incerta ogni vendemmia.
Effetti sensoriali – L’aumento delle temperature comporta conseguenze dirette sul profilo del vino. Cresce il tenore alcolico, si abbassa l’acidità e i tannini risultano meno equilibrati. Il risultato può compromettere l’identità organolettica del prodotto. “A livello tecnico, la vinificazione consiste in una serie continua di prove per ottimizzare processo e risultato”, spiega Nicole Hitchcock, enologa capo di J Vineyards & Winery. “Durante la vendemmia, inizio le giornate molto presto, visitando i vigneti all’alba per valutare la maturazione e lo stato delle viti.”
Adattamento e rischio – L’adattamento al nuovo contesto climatico può rappresentare un vantaggio competitivo o, al contrario, un punto critico. La viticoltura di qualità è tra i settori agricoli più vulnerabili al clima. Le regioni vinicole di tutto il mondo, dai grandi nomi francesi ai produttori emergenti in zone marginali, stanno rivalutando i propri modelli produttivi per gestire l’impatto di temperature estreme e precipitazioni irregolari.
Tecnica e formazione – I produttori, noti anche come enologi o viticoltori, devono possedere competenze ampie: dalla coltivazione alla fermentazione, fino alla filtrazione e all’imbottigliamento. Alcune università offrono corsi specifici in viticoltura ed enologia, a conferma di una professionalità sempre più tecnica e multidisciplinare. La tempistica per portare il vino sul mercato varia in base allo stile, ma il processo può richiedere un anno o più dopo la fermentazione.
Pressioni del mercato – L’impatto del clima è ormai al centro delle preoccupazioni anche per investitori e collezionisti. Secondo Rob Giles, direttore delle bevande di Beefbar a New York, “nel 2025 vedremo i consumatori chiedere maggiore trasparenza sugli effetti del cambiamento climatico nei vigneti”. Alcune cantine stanno già comunicando in modo diretto con il pubblico, raccontando come le nuove condizioni influiscano su ogni bottiglia.
Temperature critiche – La vite prospera in un intervallo di temperatura tra i 12°C e i 24°C. Al di fuori di questi limiti, le piante possono subire stress termico, con danni alla produttività. La gestione del vigneto diventa quindi una sfida continua, dove ogni variazione climatica può influire sulla qualità del raccolto. I campioni di uva, le micro-pressature e le analisi di pH e zuccheri sono strumenti essenziali per adattare ogni vendemmia alle nuove condizioni.
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