Bucci accelera contro il freno nazionale

di Fabio Canessa

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Bucci accelera contro il freno nazionale
Non ha torto, anche sul piano della strategia mediatica, il sindaco di Genova Marco Bucci che insiste – e se ne comprende il motivo – ad accelerare i tempi della ricostruzione del ponte Morandi. Il sindaco, da manager scafato, ha capito che più presto sarà possibile rimettere in funzione il collegamento autostradale Levante-Ponente, con tutti i passaggi annessi, prima Genova rientrerà nella normalità della comunicazione e dei trasporti. La città sta subendo danni non trascurabili, a cominciare, come hanno denunciato gli Spedizionieri, dal traffico portuale, sceso in due mesi dell’ 8%.  Ma altri rallentamenti, crisi, chiusure di attività produttive – dai piccoli esercizi commerciali alle medie imprese collocate nelle zone più critiche, nell’ambito del ponte crollato – si stanno accumulando. Sempre sul piano del sistema di comunicazioni e dei trasporti, il Terzo Valico, ormai alla metà della realizzazione, dovrebbe andare avanti, ma non bisogna abbassare la guardia sulla “Gronda” i cui lavori devono ancora decollare anche se sono stati fissati dal Governo precedente nel volgere di pochi mesi. Nella contraddittoria politica del M5s, sostanziale nemico delle grandi opere di cui non comprende la funzione, si cerca di recuperare il consenso di quella parte più “massimalista” dell’elettorato originario che è oggi la più frustrata dalle scelte, di ovvia necessità, del Governo, anche dietro la spinta delle opposizioni, in questo compatte anche se divise tra loro,  e della stessa Lega. Genova ha l’esigenza determinante di un potenziamento del suo sistema di comunicazione, via gomma e via rotaia, per far decollare a livello internazionale il suo porto, o meglio il suo complesso sistema portuale-logistico che è focalizzato come primario anche a livello europeo. Bucci, per tornare alla sua linea politica e di comunicazione pubblica, su vede costretto a premere sul Governo e a diffondere messaggi che potremmo definire “ottimistici”, anche se un po’ forzati, perché ha capito che se il disastro sarà rimediato al più presto sarà davvero possibile fare leva su tutta una complessa filiera economica (sia sul corno produttivo-portuale, sia su quello turistico) che potrebbe per davvero far risorgere una Genova diversa in netta ripresa di qualità delle vita, ma  persino in crescita sul piano demografico, quello che ha segnato un netto declino dalla punta massima del 1968 (850 mila abitanti) all’attuale (grosso modo 580 mila). Tutti i potenziali ci sarebbero, dunque. Ma non mancano, anche a livello nazionale, i freni e i dubbi. C’è chi sostiene che ci vorranno tre-quattro anni per rifare il ponte, perché, ancorché ridimensionate, le “zeppe” burocratiche sussistono: passaggi, permessi, analisi, potenziali ricorsi amministrativi, e così via. E poi, ancora oggi, si devono scegliere sia il progetto esecutivo del nuovo ponte, sia chi dovrà di fatto costruirlo e chi dovrà pagare le spese. Troppi intralci, troppe contraddizioni, troppe esitazioni da parte del Governo, in particolare dei ministri “grillini” Di Maio e Toninelli, che oscillano dal decollo rapido alle scelte ideologiche e “punitive”, non riuscendo a capire quale è il ruolo della politica e dell’amministrazione e quello della giustizia penale e civile. Un passo avanti, sempre secondo Bucci, è in corso. Se non ci saranno stop da parte della Procura della repubblica entro Natale di dovrebbe iniziare a procedere alla demolizione dei tronconi del ponte, forse uno con microcariche di dinamite e un altro invece con azioni più prudenti e cautelose. La demolizione, che comporterà anche l’eliminazione di alcuni edifici ormai non più  abitativi, sarebbe già un grosso passo avanti perché libererebbe gli spazi dai quali cominciare la ricostruzione. Ma l’operazione progetto-appalto di costruzione-finanziamento quanto durerà? Quanto ci vorrà per ottenere tutti i permessi tecnici che non possono essere eliminati con un colpo di bacchetta magica? Ci potranno essere rischi di opposizioni e di ricorsi? L’eliminazione delle gare d’appalto dovrebbe facilitare le procedure, ma fino a che punto si potrà essere sicuri? Lo stesso sindaco-commissario sta facendo dichiarazioni prudenti sulla realizzazione entro il 2019, ma sa benissimo che la conclusione dei lavori entro il 2020 sarebbe già un grosso successo e consentirebbe di riaprire tutte le scelte strategiche della città per il momento accantonate per l’impossibilità di operare. Genova è alla vigilia della sua più grossa scommessa di sviluppo dell’ultimo mezzo secolo. Ma molto dipende da quando e quanto lo capiranno alcuni membri dell’attuale Governo. Molto meglio se capissero in fretta, prima della grande prova delle elezioni europee del prossimo maggio.

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