Beghe interne a destra e a sinistra in vista del voto a Genova
di Paolo Lingua
La prova elettorale ha dato piccoli e grandi scossoni alle alleanze tra i partiti di tutti gli schieramenti. Ognuno legge e interpreta i fatti e sogna di adattarli in funzione d’un futuro successo. Le questioni nazionali, con tutte le dovute differenze, si ripercuotono anche in Liguria dove la prossima primavera si voterà per il rinnovo del comune di Genova dove abita più d’un terzo dei residenti della Liguria, mentre si profila un altro voto strategico nell’area spezzina. Tra due domeniche si voterà al ballottaggio per Savona. Il centrosinistra ha ottenuto un discreto successo, ma lo spareggio non ha un esito del tutto scontato, perché non è chiaro se i cittadini votanti poi seguiranno le linee dei partiti e l’assemblamento di schieramenti non è automatico. Partiamo da sinistra: c’è stata una netta rimonta del Pd e un netto calo del M5s, ognuno dei quali ha corso da solo, anche perché i contenuti di programma dei due partiti non sono omologhi. Non ci saranno accordi organic9i ne si vedrà come si sposta l’elettorato. Il centrodestra, in affanno, punta a ricucire alleanze blindate, ma il clima non è dei migliori. La Lega e Forze Italia non sono in clima disteso nei confronti del movimento di Toti che, però, in Liguria ha avuto fortune alterne, tanto è vero che un po’ dappertutto sono emerse polemiche (basta vedere su queste pagine l’irritazione del sindaco di Rapallo Bagnasco, leader di Forza Italia, nei confronti del movimento di Toti). E’ un senso di fastidio che era già emerso all’indomani delle elezioni regionali, con il dilagare di “Cambiamo!” che aveva sottratto voti alla Lega e a Forza Italia. Ma, anche a livello nazionale, non mancano colpi di coda, come la mossa di Salvini che ha tenuto a casa i ministri leghisti al momento dell’approvazione della nuov9o politica fiscale di Draghi, provocando l’irritazione degli alleati “moderati” (centristi, partito di Tori e Forza Italia), ma il sostengo di Fratelli d’Italia. E’ una mossa tattica oppure avrà conseguenze serie sull’appoggio al governo? Per non parlare delle prospettive di elezione del presidente della Repubblica. E’ evidente che la Meloni ne Salvini puntano a una elezione di Draghi per tentare una vittoria in extremis a elezioni immediate in primavera, mentre il centrosinistra preferirebbe Draghi ancora per qualche anno a Palazzo Chigi. Ma torniamo alle comunali di Genova, scavalcando le grandi strategie per il Quirinale: quali sono le prospettive? Difficile avanzare profezie. In linea di massima il centrodestra dovrebbe partire in vantaggio, anche perché, per il momento, la posizione di Marco Bucci è molto solida a ha le sue radici nell’indubbio successo personale quale commissario per la ricostruzione del ponte cosiddetto ex Morandi. Bucci non ha specifiche radici politiche anche se, di fatto, è legato, per una serie di rapporti personali, alla Lega e, per il momento, non punta a fare una lista personale d’accordo con Toti, scelta che non ha mancato di irritare il presidente della Regione, che teme un calo dei suffragi della sua lista come in parte si è visto in alcuni comuni della Liguria: il che frusterebbe le sue ambizioni personali che puntano all’assorbimento di buona parte di Forza Italia e del voto di centro. Ma, per le elezioni comunali, non è prevista una rottura di schieramento. Al tempo stesso, per spostarci a sinistra, si è aperta una discussione interna per trovare un candidato “forte” da contrapporre a Bucci. Ma non ci sono particolari entusiasmi nel mondo delle professioni, della cultura e dell’imprenditoria, dopo il pasticcio dei vertici del Pd alla vigilia delle regionali sul caso di Ariel Dello Strologo. Alla luce degli ultimi fatti è possibile che il centrosinistra recuperi eventuali amministrazioni in provincia della Spezia, considerate le obiettive difficoltà della situazione di Genova. Ma, naturalmente, le mutazioni d’umore dell’elettorato, nel contesto in cui stiamo vivendo, non solo prevedibili.
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