Banca Mondiale: il ritorno del nucleare tra nuovi equilibri globali e il possibile ruolo ritrovato dell'Italia

di R.S.

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Il cambiamento di rotta arriva in un momento in cui l’energia nucleare sembra vivere una fase di rinnovato slancio

Banca Mondiale: il ritorno del nucleare tra nuovi equilibri globali e il possibile ruolo ritrovato dell'Italia

Dopo oltre un decennio di sospensione, la Banca Mondiale ha deciso di riaprire i finanziamenti ai progetti legati all’energia nucleare. Una svolta che potrebbe ridisegnare il panorama energetico internazionale, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo, che finora hanno dovuto fare affidamento su tecnologie fornite da potenze come Russia e Cina.

Il cambiamento di rotta arriva in un momento in cui l’energia nucleare sembra vivere una fase di rinnovato slancio. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), nel suo recente report The Path to a New Era for Nuclear Energy, la produzione globale di energia da fissione è destinata a raggiungere un picco storico nel 2025, con quasi 420 reattori in funzione in tutto il mondo. Questo incremento è spinto dalla ripresa in Giappone, dalla normalizzazione del parco nucleare francese e dall’attivazione di nuovi impianti in India, Cina, Corea del Sud ed Europa.

Anche l’Italia torna a interrogarsi sul ruolo del nucleare nel proprio futuro energetico. Uno studio della Banca d’Italia, intitolato L’atomo fuggente, segnala una riapertura del dibattito politico e tecnico sulla possibile reintroduzione del nucleare nel mix nazionale. Attualmente, il peso dell’energia atomica varia molto da Paese a Paese: la Francia produce oltre il 65% della sua elettricità tramite nucleare, seguita da Slovacchia e Ucraina. Più bassa, invece, l’incidenza in Russia e negli Stati Uniti (intorno al 20%), mentre in Cina non supera il 10%.

In parallelo al rilancio del nucleare tradizionale, cresce l’interesse per le tecnologie di nuova generazione, più compatte e pensate per un impatto ambientale ridotto. Nel numero di luglio del mensile eco.bergamo, si parla della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile (Pnns), che propone l’adozione progressiva dei cosiddetti Small Modular Reactors (SMR) e dei reattori avanzati di quarta generazione (AMR). Gli SMR, pensati per essere installati anche in aree industriali, potrebbero entrare in funzione a partire dal 2030, mentre gli AMR sono attesi per il decennio successivo.

Queste soluzioni potrebbero offrire un’opzione concreta per la decarbonizzazione dei settori industriali ad alte emissioni, dove ridurre la CO₂ resta una delle sfide più complesse.

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