Assestamenti e approcci tra i partiti in vista delle elezioni regionali
di Paolo Lingua
Buone chances di vittoria per lo schieramento di Toti. Ma attenzione agli accordi Pd-M5S, a partire dalla Gronda. Un'analisi tra tattiche, strategie, carambole politiche e potenziali colpi di mano
Per le elezioni regionali della prossima primavera in Liguria, sulla base delle ultime news, più o meno ufficiali, sembra che si vada verso un accordo di massima, nel campo del centrodestra, dopo il riavvicinamento nazionale tra Salvini e Berlusconi.
Come era peraltro prevedibile, per evitare frazionamenti suicidi, tutto sembra indicare una riconferma di Giovanni Toti come candidato alla presidenza, candidatura sorretta da un centrodestra blindato Lega-Fratelli d’Italia-Forza Italia-Cambiamo!, più frazioni centriste (gruppo che fa riferimento nazionale a Lupi) e indipendenti moderati. Toti, recupererà anche tutto quello che fa riferimento a Claudio Scajola nel ponente della Liguria, grazie anche alla supermediazione di Berlusconi.
Lo schieramento che fa riferimento quindi al gruppo di attuale gestione della Regione punta a una riconferma per i prossimi cinque anni. Obiettivamente ha buone chances di vittoria se punterà a una squadra di governo rinforzata. E dall’altra parte cosa accadrà? Non sono facili le previsioni perché, come del resto si è già detto molte volte anche nel recente passato, i programmi e le strategie del Pd e del M5s non sono omogenee. L’accordo tra i due partiti, dopo anni di polemiche e di attacchi senza esclusione di colpi, rischia di essere complicato per una serie di motivazioni che vanno appunto dei progetti politici differenti (a volte contrastanti) sino alla scelta dei candidati, con il Pd poco incline a puntare solo di elementi “esterni” (i cosiddetti esponenti della presunta società civile).
Da Roma è giunto oggi un messaggio del Pd che afferma la possibilità di trovare un accordo con i grillini sulla realizzazione della Gronda, un tema di vecchi scontri. Ma se il progetto dovesse subire infinite variazioni (sempre in nome dell’ambientalismo per salvare la faccia al M5s) si andrebbe alle calende greche ancora una volta. Ma non basta, perchè ormai si devono fare i conti in tre.
Quale sarà l’atteggiamento dei renziani che, a quel che pareva sino a pochi giorni fa, avevano dichiarato la loro intenzione di non correre alle regionali con un loro simbolo? Sino a questo punto c’è stata una adesione discreta in area spezzina, meno forte a Genova e scarsa nel Ponente. Si sussurra però che i renziani potrebbero aspettare gli esiti delle regionali (non sembrano intenzionali a correre in nessuna competizione amministrativa a breve termine) per poi effettuare delle sortite personali di maggio peso, magare in vista di possibili elezioni politiche. Ma, da quel che è difficile interpretare, intendono sostenere l’attuale governo oppure imporre certe loro scelte, forti dei parlamentari di cui dispongono imponente scelte mirate? Oppure puntano a logorare governo e Pd per almeno un anno e poi puntare alle elezioni politiche, dopo essere cresciuti nei consensi, visto che per il momento il loro movimento non sembra passare la soglia del 4%?
Tattiche, strategie, carambole politiche e potenziali colpi di mano sembrano stagliarsi contro uno sfondo carico di ombre. Anche perché a livello nazionale è la situazione finanziaria, collegata a quella economica e produttiva, a dominare la scena anche se le proposte operative sembrano schivare i maggiori problemi e a fissarsi su miniprogetti per catturare i consensi frazionati dei cittadini.
A livello ligure, la ricostruzione del ponte e alcune scelte strategiche di infrastrutture (la Gronda e le modificazioni dell’assetto portuale) dominano la situazione generale: ma sono interventi sui quali occorrere operare con speditezza, evitando dibattiti, confronti e convegni buoni solo a perdere tempo.
Gli schieramenti politici e partitici non possono cercare scuse.
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