Agrivoltaico in Sardegna: bocciato progetto da 385 MW, pesano dubbi su territorio e pianificazione

di Redazione

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Il progetto Chint Solar non supera l’esame della commissione Pnrr-Pniec. La Sardegna frena su nuove installazioni rinnovabili per proteggere il territorio

Agrivoltaico in Sardegna: bocciato progetto da 385 MW, pesano dubbi su territorio e pianificazione

L’agrivoltaico, combinando agricoltura e energia rinnovabile, rappresenta un’importante innovazione tecnologica. Tuttavia, il progetto Chint Solar da 385 MW, con accumulo da 82,5 MWh, ha subito una bocciatura dalla commissione Pnrr-Pniec per problematiche legate alla pianificazione del territorio. La Sardegna, già protagonista di un dibattito acceso su rinnovabili e impatto ambientale, ha recentemente approvato una norma che blocca nuove installazioni per 18 mesi.

Cos’è l’agrivoltaico – Questa tecnologia permette di sfruttare lo stesso terreno per attività agricole e produzione di energia rinnovabile attraverso pannelli fotovoltaici. Tra i principali vantaggi si annoverano:

  • Uso efficiente del suolo: evita conflitti tra agricoltura e energia.
  • Supporto alla transizione energetica: contribuisce alla decarbonizzazione.
  • Benefici per le colture: l’ombra dei pannelli riduce lo stress idrico e protegge da eventi climatici estremi.
  • Ritorni economici: diversifica le entrate degli agricoltori, grazie alla vendita di energia.
  • Minore impatto ambientale: promuove biodiversità e tutela del suolo.

La bocciatura del progetto Chint Solar – Nonostante i benefici promossi dall’agrivoltaico, il progetto proposto da Chint Solar nel sud della Sardegna è stato bocciato dalla commissione Pnrr-Pniec. Si trattava di un impianto da 385 MW, integrato con un sistema di accumulo da 82,5 MWh e un ulteriore sistema da 64,40 MW. La decisione riflette le difficoltà di bilanciare innovazione energetica e rispetto del territorio.

Norme regionali stringenti – In Sardegna, la questione delle rinnovabili è particolarmente delicata. Una legge regionale recente ha bloccato per 18 mesi nuove installazioni fotovoltaiche ed eoliche, con l’obiettivo di contrastare la "installazione selvaggia" e identificare aree idonee. Il provvedimento ha generato divisioni: da una parte tutela il paesaggio e le attività locali, dall’altra rischia di rallentare la transizione energetica.

Malcontento locale – Le critiche al progetto Chint Solar riflettono anche il malumore di agricoltori e residenti. Tra le preoccupazioni principali vi sono l’impatto delle installazioni sulle attività agricole, la modifica del paesaggio e il fatto che gran parte dell’energia prodotta venga esportata fuori dall’isola. Questi fattori hanno contribuito al clima di diffidenza verso nuovi progetti.

La sfida per il futuro – "La Sardegna ha bisogno di un piano chiaro per integrare le rinnovabili nel rispetto del territorio e delle comunità locali", sottolineano gli esperti. La pianificazione delle aree idonee sarà decisiva per bilanciare innovazione, sostenibilità e consenso sociale.