Acciaio verde, Italia in ritardo: solo 4 aziende puntano su combustibili a basse emissioni

di Simone Galdi

2 min, 30 sec

Il dossier del Wwf fotografa un settore ancora lontano da una strategia strutturata per la transizione

Acciaio verde, Italia in ritardo: solo 4 aziende puntano su combustibili a basse emissioni

Solo un terzo delle grandi aziende siderurgiche italiane sta sperimentando combustibili a basse emissioni, mentre la quasi totalità non dispone di politiche per la biodiversità. È quanto emerge dal report del Wwf “Acciaio verde: a che punto siamo in Italia?”, che analizza i bilanci ESG 2023 delle principali realtà del settore.

Bilanci ESG – Il rapporto, curato da Andrea Mio dell’Università di Trieste, ha valutato le performance di sostenibilità delle 12 aziende siderurgiche italiane con una produzione annua superiore alle 500 mila tonnellate. Tra i dati più evidenti: solo 4 aziende stanno testando combustibili a basse emissioni come biometano e idrogeno, 6 hanno installato impianti fotovoltaici e 11 non hanno adottato alcuna policy per la salvaguardia della biodiversità.

Emissioni dirette – La siderurgia è uno dei settori industriali più difficili da decarbonizzare, responsabile globalmente del 7,2% delle emissioni di CO2. In Italia, nel 2022 ha prodotto 16 milioni di tonnellate di CO2. Il metodo più diffuso nel Paese per la produzione di acciaio è la fusione di rottami ferrosi tramite forno elettrico, utilizzato per oltre l’85% della produzione, che consente una riduzione dell’80% delle emissioni rispetto agli altoforni tradizionali.

Efficienza energetica – Le aziende analizzate mostrano segnali di consapevolezza sull’importanza dell’efficientamento energetico. Alcune ricorrono a contratti PPA per l'acquisto di energia rinnovabile certificata, ma solo la metà ha installato impianti fotovoltaici, che coprono comunque una quota marginale del fabbisogno energetico. Le tecnologie più avanzate, come l’idrogeno verde e i sistemi di cattura della CO2, sono ancora in fase sperimentale o assenti.

Economia circolare – La tecnologia a forno elettrico richiede elevate quantità di rottame ferroso, ma la qualità della materia prima riciclata è spesso insufficiente. Il dossier suggerisce un incremento degli sforzi per reperire rottame di maggiore qualità e per introdurre progressivamente il preridotto da idrogeno verde (DRI) come alternativa alla ghisa.

Biodiversità e acqua – Il consumo idrico risulta generalmente ben monitorato, ma manca una reale strategia per la tutela della biodiversità. Solo una delle dodici aziende analizzate ha adottato iniziative concrete per la protezione degli ecosistemi naturali circostanti.

Filiera e logistica – L’attenzione alle emissioni indirette lungo la filiera (Scope 3) è ancora scarsa. Alcune imprese iniziano a introdurre criteri di acquisto sostenibile e strumenti per la tracciabilità delle emissioni dei fornitori, ma il trasporto su rotaia rimane marginale rispetto alla gomma.

Certificazioni – Le certificazioni ISO 14001 e 50001 sono ampiamente diffuse, ma il report segnala che in alcuni casi le dichiarazioni ambientali non sono verificate da enti terzi accreditati, con conseguente ridotta affidabilità dei dati.

Visione strategica – “Serve una visione di lungo periodo, investimenti mirati e una filiera più integrata e tracciabile”, ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf. Secondo Andrea Mio, “la transizione verso l’acciaio verde è a portata di mano, ma richiede impegno da parte delle aziende, collaborazione pubblico-privato e un quadro normativo stabile e incentivante”.

Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci sul canale Telenord, su Whatsapp, su Instagramsu Youtube e su Facebook.