A Genova e in Liguria il Natale della speranza

di Paolo Lingua

3 min, 27 sec
A Genova e in Liguria il Natale della speranza

C’è proprio da formulare un singolare augurio, al di là d’ogni retorica sempre rischiosa,  per Genova e per la Liguria, in occasione di Natale e delle feste di fine d’anno. Nel 2020, infatti, dopo la chiusura d’un anno molto difficile su tutti i fronti, il territorio dovrà giocare tutte le sfide ancora a metà strada. Occorre quindi uscire dal metaforico guado nel quale ci si è dovuti muovere costretti da eventi esterni. Genova e la Liguria hanno danti tre percorsi che dovranno coprire contemporaneamente. Tre strade diverse ma parallele. La prima, è ovvia, è quella della ricostruzione, a partire dall’ex ponte Morandi che non avrà più questa denominazione legata a un passato triste ma che, nella nuova linea e nel nuovo contesto dovrà recuperare il sistema di comunicazione di trasporti, drammaticamente ferito. Sarà – pensiamo entro il primo semestre dell’anno – il grande segno emblematico della ripresa ne d’un ritorno alla normalità. Contestualmente, sempre per restare nello stesso filone socio-economico, sarà ricostruito il ponte sulla A6 e saranno messi a regime tutti i passaggi critici delle strade e autostrade. La Liguria è una terra che soffoca, stretta orograficamente, tra costa e montagna: solo con un fitto sistema di comunicazioni può crescere e comunicate. C’è poi il secondo percorso ideale, quello della difesa del suolo e del contesto geologico. In questi ultimi mesi, ma già negli ultimi anni, le piogge e tutti gli aspetti meteorologici di maggiore intensità hanno  messo in luce quanto sia fragile la condizione della regione, sia nelle zone ormai desertificate dall’abbandono della presenza dell’uomo, sia nei contesti abitati e persino nelle grandi città dove è più densa l’edilizia abitativa, frutto degli anni di crescita incontrollata. Lo abbiamo già detto e scritto, ma è meglio ribadire che le frane sono forse un pericolo maggiore rispetto all’esondazione dei rivi, il dramma del passato. Ma i lavori diffusi di messa a regime dei nostri corsi d’acqua torrentizi è la dimostrazione che i guai del maltempo si sconfiggono esclusivamente con la prevenzione, una politica che apparentemente non sembra portare consensi soprattutto ai responsabili politici delle istituzioni, ma che nel tempo dimostra la sua efficacia e si traduce anche in successo. Il terso sentiero ideale è la ripresa economica, frutto di idee, di innovazione, di progetti e di investimenti: sia privati, come è logico, ma sia anche pubblici, intesi nel senso keynesiano di spinta esterna e di cabina di regia 4e di capacità di sintesi. La realtà economica di Genova e della regione si prestano concretamente a questa logica, perché una gran parte dello sviluppo economico dipende dal sistema portuale e di comunicazione e altri aspetti, più specificamente industriali, hanno comunque delle precise connessioni pubbliche. Basterebbe pensare al restauro delle autostrade e delle strade, alla ristrutturazione degli approdi e anche a certe commissioni (il caso della Piaggio ‘è un esempio lampante), ma a Genova ci sono imprese storiche, come l’Ansaldo Energia (e molte altre) a capitale pubblico. La loro spinta può rimettere in gioco molti aspetti del settore imprenditoriale privato. Il vero problema è che le “rotte dell’immaginario” che abbiamo descritto sommariamente sono fittamente interconnesse tra di loro e quindi occorre un sistema politico e imprenditoriale, a tutti i livelli, che dimostri il proprio impegno volto al funzionamento. Solo così si alzerà la qualità del territorio e quindi della vita  della popolazione che già è in sofferenza per il calo numerico e per la fuga dei cervelli migliori. In quest’ultima chiave l’IIT e l’Università possono fare molto. Vogliamo tutti una “Genova meravigliosa” da riscoprire e da contemplare per trovare idee e forza. Questo è il senso di Natale e del giro di boa della fine dell’anno. Puntiamo a un anno bisestile fortunato, per sfatare ogni superstizione nel nome della ragione e della speranza.

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