Verso le riaperture (sia pure con la dovuta prudenza)

di Paolo Lingua

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Verso le riaperture (sia pure con la dovuta prudenza)

Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha aperto oggi, il giorno in cui il governo esaminerà la nuova disciplina della nostra vita sociale, alla logica di nuove (e prudenti) riaperture dalla prossima settimana e, poi, dal mese di giugno.  Cominciamo dal cosiddetto “coprifuoco” che sinora ha mantenuto l’assurda disciplina della chiusura alle 22 che di fatto ha bloccato ristoranti e locali. E’ stato giusto bloccare eventuali assembramenti notturni, anche perché non tutti i cittadini italiani sono prudenti e attenti e facilmente perdono la testa. Ma a questo punto, ormai, è saggio partire dalla chiusura alle 24 per poi passare entro un mese al blocco del coprifuoco, visto che si vuole cercare un parziale recupero di vita turistica nei mesi di luglio e di agosto. C’è poi il secondo aspetto, quello dell’aperto e del chiuso.

E’ giusto – ed è la scelta meno pericolosa, considerata la crescita del doppio vaccino tra le fasce d’età più elevate (quelle che hanno una maggiore disponibilità di spesa) – tornare, nei locali di ogni genere, all’accoglimento della clientela al chiuso, anche perché nelle ultime settimane le cosiddette “aperture” hanno consentito di lavorare, in tutta Italia, e meno della metà dei locali, per motivi si mancanza di spazi all’aperto in particolare nei centri delle maggiori città e anche, per una maledizione del destino meteorologico, in una primavera fredda, piovosa e ventosa. “Maledetta primavera” è il caso di recuperare il refrain d’una famosa canzone.

Il sottosegretario Andrea Costa ha sottolineato che tutti i dati “sono in miglioramento” e che con la crescita della somministrazione dei vaccini i rischi di infezione stanno  diminuendo di giorno in giorno. Costa ammette che c’è in corso una discussione ma che si dovrebbe andare verso la direzione della riapertura e tornare a pranzare e cenare al coperto oltre che sorbire il caffè al bancone. Secondo Costa, alla fin dei conti, ci sono tutte le opportunità per arrivare nel volgere di pochi giorni, a una decisione del genere che davvero consentirebbe una reale ripresa. Tornerebbero a lavorare i ristoranti e i bar che non dispongono di dehors, ma non sarebbe un effetto positivo solo per il mezzogiorno, ma in particolare per la sera dal momento che, al di là del coprifuoco, il clima per adesso non ha invogliato nessuno alle cene fuori di casa.

La decisione strategica che si attende nel volgere di pochi giorni dal governo consentirebbe, proprio a partire dal giugno, una ripresa nelle ore di cena non solo nei centri abitati e nei capoluoghi, ma anche, se si pensa alla Liguria, ai centri delle Riviere dove ci si reca sovente non solo negli week end da fuori della regione, ma in particolare  nelle serate feriali, giocando sulla clientela locale che è sempre stata attratta dalle cucine particolari e tradizionali. Va anche ricordato che i locali di maggior prestigio hanno sempre mantenuto un comportamento corretto e attento con la clientela, mantenendo igiene e distanze, tanto è vero che nel giro di affari e di frequentazione di questo tipo di locali non si sono mai verificati centri di infezione e di diffusione del virus.

Va sottolineato inoltre, per restare nella scia del pensiero del sottosegretario Costa, che la clientela delle maggiori fasce di età, già vaccinata non solo una ma due volte, è la più sicura e quella che offre la maggiore tranquillità e che mantiene i comportamenti più controllati. Per non dire che ha le maggiori disponibilità di spesa, se si vuole ragionare sulla ripresa economica. Sarà meglio avere con lucidità di fronte a noi la prospettiva d’una estate ancora all’insegna della prudenza e della prevenzione, proprio per non ricadere negli errori della passata stagione. Sarà un periodo di vacanze più ristretto nel tempo e più contenuto, ma se non ci saranno eccessi irrazionali si potrà dal prossimo autunno, sulla base delle previsioni del generale Figliuolo, parlare d’un ritorno alla normalità e alla vita sociale tradizionale. Dipenderà dal numero dei vaccini praticati ma, in particolare, dai nostri comportamenti.