Vaccini e fasce d'età: umori che cambiano
di Paolo Lingua
Nelle ultime 48 ore sono mutati gli umori dei giovani che debbono essere vaccinati. Tra gli under 18 è scattata la diffidenza nei confronti di AstraZeneca, ma anche per quelli “under 60” si è verificata una sorta di diffidenza nei confronti del vaccino diversificato, vale a dire lo Pfizer e il Moderna da praticare dopo AstraZeneca . Dai vertici sanitari italiani ed europei piovono rassicurazioni, ma la diffidenza umorale invece che scendere sale. E, obiettivamente, questo atteggiamento diffuso, magari frutto di un atteggiamento frutto d’un istinto “di pancia” più che di ragione, ha però un margine di giustificazione, considerato che da diversi mesi a questa parte gli stessi vertici sanitari hanno diffuso, sia pure sul filo del compromesso dubbioso, indicazioni controverse e contraddittorie.
Al centro della intera questione c’è il vaccino AstraZeneca (e alla sue spalle il vaccino quasi “gemello” Johnson & Johnson” assai simile nella sua struttura e per il quale sarebbe prevista una sola dose, senza il richiamo previsto per gli altri farmaci. Quello che ha modificato gli umori d’una parte dell’opinione pubblica è stata la tragica morte della ragazza diciottenne di Sestri Levante e alcuni casi di malesseri minori, dopo la somministrazione in prima battuta di AstraZeneca e poi In seconda dose. Neri mesi scorsi, per dire la verità sino in fondo, su AstraZeneca si sono diffuse, a tutti i livelli, informazioni contraddittorie. Si è cominciati con ipotesi di applicazione sia sulle fasce più alte di età così come su fasce di età inferiore.
Sino a che si è tornati alle tesi iniziali per cui il vaccino sarebbe indicato per i soggetti al di sopra dei 60 anni, evitandolo alla fasce più basse in particolare ai più giovani e in particole per le ragazze. Si è discusso sui rischi collegati alla pratica delle pillole anticoncezionali che aumenterebbero il rischio di trombosi. C’è molta attesa e una forte tensione per i risultati definitivi delle analisi sul caso di Camilla Canepa. C’è una tensione emotiva da parte dei giovani e non solo, anche se proprio i giovani sono potenzialmente la fascia d’età più ansiosa di tornare alla normalità e di poter riprendere, in una condizione immune, la vita “normale” soprattutto nella buona stagione in clima di vacanze che si sta aprendo. E, in effetti, stiamo vivendo, sul piano del comportamento sociale, un periodo di atteggiamenti diversi e contrastanti . Coesistono l’ansia di essere immuni con il timore di effetti negativi a causa di aspetti poco conosciuti come conseguenza dei vaccini.
E’ molto probabile ormai, per non dire quasi certo, che d’ora innanzi si punterà alla vaccinazione con Pfizer e Moderna che non hanno dato alcun effetto negativo e che sono stati concepiti in laboratorio con criteri moderni e innovativi. Lo stesso generale Figliuolo ha garantito per le prossime settimane entro settembre dosi massicce dei due vaccini preferiti dalla cittadinanza per arrivare a partire dall’autunno la sicurezza generale, quasi immunità assoluta, considerato che, sia per la questione sanitaria, sia per la crisi economica c’è l’ansa assoluta di tornare alla normalità. La vicenda dei vaccini si incrocia con la discussione, persino pretestuosa sui termini, sui tempi previsti per tornare alla vita normale.
Un tema sul quale non manca qualche perplessità (a livello di governo il ministro Speranza sembra più incline alla prudenza) sui margini prevedibili, ma sino a luglio dovremo cercare di capire come si evolverà la situazione, considerato che nuovi casi, ricoveri e decessi sono di giorno in giorno in netto calo. Ma , considerati gli errori commessi la scorsa estate, è importante usare la prudenza. Per evitare ogni rischio meglio mantenere l’uso della mascherina quindici giorni o un mese in più per essere sicuri di riprendere la “vera” normalità alla quale tutti speriamo di tornare.
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