Uto Ughi a Telenord: “Suonare il Cannone di Paganini emozione unica, Carlo Felice teatro tra i più belli”
di Katia Gangale - Simone Galdi
"Venni a suonare qui da ragazzo, al Teatro Margherita. Il Cannone è uno strumento che dà più di quello che gli si chiede"
È tornato a Genova, la città di Paganini, per presiedere la giuria della 58ª edizione del Premio Paganini. Uto Ughi, leggenda vivente del violino, ha condiviso riflessioni, ricordi e passioni nel corso di un’intervista a Telenord.
«Il livello dei giovani è altissimo – ha spiegato Ughi – si fa fatica a scegliere, perché sono tutti talmente bravi, ognuno con la propria personalità. È un cast straordinario quest’anno».
Il maestro sottolinea però come il virtuosismo tecnico non basti: «Per giudicare un musicista servono altri parametri: saper ascoltare e suonare insieme agli altri. Per questo ho apprezzato molto l’introduzione della prova di musica da camera: obbliga i violinisti a dialogare, a confrontarsi, a creare armonia».
Riguardo alla crescente presenza di giovani talenti orientali, Ughi osserva: «Non è un allarme, ma un rincrescimento. In Asia la musica è parte dell’educazione scolastica; in Italia, patria di geni musicali, siamo rimasti indietro. Per questo ho voluto creare una fondazione: non si possono avere grandi artisti senza una solida base culturale».
Tra i ricordi più vivi del suo legame con Genova, Ughi racconta: «Venni a suonare qui da ragazzo, al Teatro Margherita. Oggi il Carlo Felice è uno dei teatri più belli d’Italia, anche per l’acustica.»
E sul celebre “Cannone” di Paganini, il violino custodito a Tursi: «È uno strumento che dà più di quello che gli si chiede. L’ho suonato a Venezia, a Roma e un paio di volte a Genova: ogni volta è un’emozione unica.»
Il violinista riflette anche sul rapporto tra disciplina e passione: «Suonare non è una tortura, ma una vittoria. È fatica, certo, ma è anche gioia, realizzazione, emozione.»
E sulla differenza tra sport e arte: «Lo sport ha la sua dignità, ma l’arte è un’altra cosa. Il violino richiede fisico, resistenza, riflessi pronti, ma soprattutto anima».
Alla domanda su cosa distingue davvero un grande artista, Ughi risponde con semplicità: «Non esistono due suoni uguali. Ognuno ha la sua scintilla, la sua identità. L’importante è saper condividere l’emozione con il pubblico. L’arte è condivisione».
Infine, un consiglio ai giovani musicisti: «Non pretendete tutto subito. Date tempo alle cose. La maturità arriva con l’esperienza, non con l’età.»
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