Unione Europea, proposto lo stop alle bistecche vegetali: il settore plant-based contesta la Commissione

di Andy Woodrook

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Una proposta di Regolamento Ue mira a vietare i termini legati alla carne sui prodotti vegetali, proteste dal comparto italiano

Unione Europea, proposto lo stop alle bistecche vegetali: il settore plant-based contesta la Commissione

Una proposta della Commissione europea riaccende il dibattito sul cosiddetto meat sounding: Bruxelles intende vietare l’uso di termini come “bistecca”, “salsiccia” o “prosciutto” per prodotti a base vegetale. Il comparto plant-based italiano reagisce con preoccupazione, chiedendo al Parlamento Ue di bloccare il provvedimento.

Normativa Ue – Il testo avanzato dalla Commissione prevede un Regolamento volto a impedire che gli alimenti vegetali usino denominazioni tradizionalmente associate alla carne. L’iniziativa riprende un’impostazione già sperimentata in Italia con la legge 172/2023, rimasta però inapplicata per mancanza di decreti attuativi e per potenziali conflitti con il diritto europeo.

Settore alimentare – “Certo è assai strano – commenta Massimo Santinelli, fondatore e Ceo della friulana Biolab – che mentre si promuove la transizione ecologica, si voglia affossare un settore che rappresenta l’unica alternativa concreta al consumo di proteine animali”. Per Santinelli, il regolamento proposto colpirebbe non solo l’industria dei sostituti vegetali, ma anche l’agricoltura, da cui provengono le materie prime di questi prodotti.

Mercato italiano – Secondo il rapporto 2024 elaborato da Circana e analizzato dal Good Food Institute Europe, il mercato al dettaglio italiano dei prodotti plant-based vale 639 milioni di euro. Le cinque categorie monitorate – sostituti della carne, latte, formaggi, yogurt e panna – mostrano una crescita complessiva del 6,9% in due anni. In particolare, i sostituti vegetali della carne hanno raggiunto un valore di 228 milioni di euro, con un aumento del 29,5% tra il 2022 e il 2024.

Tendenze di consumo – A confermare il cambiamento delle abitudini alimentari è anche il CREA, che nel 2023 ha rilevato una riduzione nel consumo di carne da parte del 51% degli italiani per motivazioni ambientali, mentre l’11% l’ha esclusa del tutto dalla dieta. Dati analoghi emergono dal progetto europeo SMART Protein: nel 2024 il 59% degli italiani ha diminuito l’assunzione di carne animale, la percentuale più alta tra i paesi analizzati.

Impatto ambientale – Le scelte alimentari legate al plant-based sono motivate non solo da ragioni etiche o salutistiche, ma anche da considerazioni ambientali. Secondo gli operatori del settore, scoraggiare l’uso di denominazioni familiari al consumatore potrebbe rallentare la transizione verso modelli di consumo più sostenibili.

Appello al Parlamento – “Ci auguriamo che il Parlamento europeo rigetti la proposta – conclude Santinelli – e che resti coerente con l’obiettivo dichiarato di una transizione sostenibile. Facilitare il passaggio dal consumo di carne a quello dei prodotti vegetali non è solo ragionevole, è necessario”.

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