Unione Europea, difficoltà diffuse per l’adeguamento alle nuove regole sulla sostenibilità d’impresa
di Sagal
Molte aziende europee faticano a rispettare la Corporate Sustainability Reporting Directive tra obblighi complessi e interpretazioni divergenti
Le prime applicazioni della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) mostrano forti disomogeneità tra le aziende europee, con difficoltà di interpretazione e problemi di completezza nei dati richiesti dalle nuove norme di sostenibilità.
Il principio – Secondo l’European Financial Reporting Advisory Group, l’ente che supporta la definizione degli standard Ue, numerose imprese non sono preparate ad affrontare i nuovi obblighi. La direttiva impone infatti la rendicontazione su un ampio spettro di questioni ambientali, sociali e di governance, seguendo il principio della doppia materialità, che include sia i rischi finanziari sia gli impatti generati sulle persone e sull’ambiente.
I dubbi – Alcune aziende hanno pubblicato report dettagliati, altre invece documenti parziali o incoerenti. Questa variabilità alimenta dubbi sulla capacità dei regolatori e degli investitori di valutare in modo uniforme l’affidabilità delle informazioni. In particolare, il nodo centrale riguarda la diversa interpretazione dei criteri di materialità, con livelli di trasparenza molto differenti tra settori.
Le complessità – EFRAG ha annunciato che utilizzerà le prime esperienze per affinare le proprie linee guida, così da accompagnare le imprese nel secondo ciclo di rendicontazione, che dal 2026 interesserà migliaia di aziende di medie dimensioni. Tuttavia, l’avvio irregolare mette in luce la complessità di integrare la rendicontazione di sostenibilità nei processi di governance aziendale su larga scala.
Il dibattito – I risultati riaccendono la discussione sul ritmo con cui l’Unione europea sta imponendo il nuovo quadro regolatorio. Alcuni osservatori sostengono che il calendario sia troppo serrato, soprattutto in un contesto economico incerto e con la crescente pressione a ridurre gli oneri amministrativi. Al tempo stesso, la richiesta di dati standardizzati e comparabili rimane prioritaria per investitori e decisori politici, che considerano la trasparenza uno strumento essenziale di gestione dei rischi e di orientamento verso una crescita sostenibile.
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