Tutti i problemi in grembo a Toninelli
di Paolo Lingua
3 min, 3 sec
E’ atteso nelle località colpite più duramente dal maltempo e dalle mareggiate, il ministro Danilo Toninelli che, fatto non trascurabile, è anche il responsabile della ricostruzione del ponte Morandi e delle opere connesse. Il ministro, esponente del M5s e ritenuto politicamente “vicino” al vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio, visiterà Portofino, Rapallo e Santa Margherita. Al di là dell'ovvia presenza sulle zone e degli incontri con le istituzioni, la visita del ministro offre non pochi spunti di curiosità e di interesse.
In particolare, è importante il dialogo diretto tra Toninelli e il sindaco-commissario Marco Bucci. Quest’ultimo ha per il momento un certo numero di informazioni operative (molte delle quali generali e ancora teoriche) e soprattutto deve entrare lungo il sentiero delle modalità operative (che devono essere precise e rigorose per evitare denunce e ricorsi) e soprattutto capire come operare con i fondi messi a disposizione per la ricostruzione. Degli interventi delle istituzioni locali, sinora si sono dimostrati efficaci e funzionali i progetti interattivi e sostitutive del traffico sia privato sia in particolare dei grandi mezzi di trasporto. Sono stati sistemati nel migliore dei modi gli sfollati dalla cosiddetta “zona rossa”.
In questi giorni, tempo permettendo, proseguono le operazioni di recupero di quanto è possibile dalle case abbandonate, alcune delle quali sono già destinate alla demolizione. Proseguono le pratiche per gli indennizzi. Anche l’indagine della procura di Genova è spedita. E’ possibile che prima di Natale si possa dare il via alla demolizione dei tronconi rimasti e alle case di cui si accennava prima.
A questo punto di dovrebbe operare la scelta del progetto, gli appalti e i sub-appalti e far decollare materialmente la ricostruzione. Ma sarà possibile partire prima dell’estate? Forse il “dream” del sindaco-commissario di avere pronto il ponte entro il dicembre 2019 è un azzardo. Ci sarebbe da accontentarsi di averlo entro il 2020. Ma molto dipenderà dalla volontà operativa del ministro Danilo Toninelli che sino ad oggi, al di là delle polemiche che non sono state assolutamente gratuite, non si è ben compresa. Il ministro, molto legato alle polemiche e alle dichiarazioni programmatiche e ideologiche dei “grillini”, ha diffidenza per le grandi opere pubbliche.
Ha “sbandato” nelle scorse settimane sui casi nazionali del gasdotto Tap, s’è impuntato sulla Tav della Val di Susa. Ha espresso dubbi sul Terzo Valico e sulla “gronda” della Liguria. E anche sul crollo del ponte ha perso troppo tempo nelle polemiche contro la Società Autostrade incolpandola del crollo del ponte e annunciando il ritiro della concessione, una pratica peraltro dall’iter poco chiaro. La Società Autostrade per la verità (magari con la coda di paglia) forse si sarebbe affrettata a ricostruirlo a proprie spese, così come pare disposta comunque ad effettuare le opere di demolizione. Una soluzione cui s’è dichiarato favorevole più volte il presidente della Regione Giovanni Toti.
Tutti questo dubbi e tutte queste domande per ora irrisolte stanno, per dirla nella metafora classica, nel grembo di Toninelli che, nel contempo, non ha per ora un grande feeling con gli alleati della Lega che , anche dagli interventi di Edoardo Rixi, viceministro di Toninelli, sarebbero intervenuti più rapidamente e più pragmaticamente sul disastro genovese. E’ uno dei tanti aspetti delle profonde differenze tra i due partiti alleati di Governo.
E allora? La visita del ministro dovrebbe andare molto al di là d’un messaggio elettorale ma entrare nel vivo dei problemi. La ricostruzione del ponte è un intervento che certamente ha un forte valore sul piano dell’immagine e su quello psicologico dell’opinione pubblica. E’ un’opera importante e necessaria all’economia del territorio e non solo legata alla Liguria e al Nord Italia. E’ una realtà di comunicazione europea. Non ci si può giocare sopra.
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