Tutti i dubbi sulle riaperture
di Paolo Lingua
Come proclamato ai quattro venti dal Governo dal prossimo 26 maggio l’Italia sarà caratterizzata dalle cosiddette “riaperture” che vanno dai bar e dai ristoranti sino alle palestre e alle piscine e, in parte, cinema e teatri. Sarà un regime che, salvo novità sempre possibili nel nostro Paese sempre pronto ai cambiamenti, dovrebbe durare sino ai primi di giugno. Ma la cosiddetta “riapertura” ha già suscitato non poche polemiche, Anche perché, al di là dei negozi e degli esercizi commerciali riaperti che sono solo preoccupati dalla poca voglia di spendere dei cittadini (ma questo è un problema nazionale dovuto alla pandemia e alla vasta crisi economica che colpisce decine di migliaia di famiglie), emerge una questione che potremmo definire con un termine tecnico di tipo “strutturale”.
Come è noto, nel decreto governativo, vengono disposte le riaperture – soprattutto di bar, ristoranti, pizzerie, ecc. – ma solo all’aperto e, la sera, sempre all’aperto, ma con chiusure rigorose entro le 22. E qui nascono tutte le contestazioni. E’ emerso che il 60% dei locali non sono in grado, per mancanza di organizzazione o di strutture o, in particolare, di spazi, di aprire. La questione emerge soprattutto nelle grandi città dove non è facile ammassare tavolini su stretti marciapiedi o strade e piazze non adatte. Anche perché ci sono, giustamente, regole severe per i distanziamenti e le prevenzioni. Inoltre le 22 sono una limitazione oraria molto ristretta per un cena, tanto è vero che lo stesso sottosegretario Costa proprio oggi ha cercato di avanzare la proposta di estendere la chiusura almeno alle 23, considerato che la clientela serale è desiderosa di relax e di realizzare incontri di evasione a tutti i livelli. Non solo: non è detto che pranzare all’aperto nel cuore d’una città sia perfettamente igienico per via dell’inquinamento e del transito di cittadini a pochi passi dai tavoli. Infine, ma non per ultima problematica, c’è la questione del clima e della temperatura.
Ci sono ancora dubbi su come ci troveremo nei prossimi quindici giorni, soprattutto nelle regioni del Nord Italia. Farà ancora freddo? Non dimentichiamo che sino alla fine del mese è stato prolungato l’uso dei caloriferi nelle abitazioni . Una condizione climatica che sarà ancora più pesante per le ore serali. Quante sono le persone disposte a mangiare all’aperto con il cappotto o il giubbotto addosso? Non solo: si annunciano molte giornate piovose. Ma all’aperto non c’è riparo e non è il massimo della gioia sedere a tavola con l’ombrello. Il che, tirate le somme, significa che quel 40% di locali disponibili o in grado di aprire, in particolare nelle regioni settentrionali ridurranno la loro percentuale. Arrivati a questo punto, tanto valeva consentire la riapertura, anche solo a mezzogiorno, ma anche all’interno dei locali che già sono attrezzati a questa nuova disciplina.
Ci sarebbe stata, sul piano sociale ed economico, una ripresa non massiccia ma tale da consentire un primo rilancio economico, con il ritorno al lavoro anche di molti dipendenti in cassa integrazione. La limitazione di orario serale bloccherà, per forza di cose, anche modesti spostamenti, prendiamo il caso della Liguria, dai grandi centri abitati alle località di Riviera, considerato che tutto dovrà essere concluso entro le 22. Occorre ammettere, a questo punto, che il grande salto di qualità da qui alla fine di maggio non si realizzerà. Discorso che vale per le palestre che spiegano che a giugno quasi sempre terminano gli abbonamenti. Anche sugli stabilimenti balneari, facendo sempre i conti con il clima, si allungano i dubbi. E allora? Occorre aspettare sino ai primi di giugno per tornare “quasi” normali? E’ quasi certo anche se è più che probabile che la politica delle “semiriaperture” sia stata dettata dall’attesa della verifica degli effetti delle vaccinazioni. Il loro incremento che, in effetti, si sta realizzando potrebbe rendere molto più basso l’indice di infezione e quindi una dimensione sociale più sicura. Occorre ancora molta pazienza e tenere i nervi a posto.
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