Tutte le prospettive del Waterfront del Levante
di Paolo Lingua
L’area della Foce di Genova, come ormai annunciato da almeno un paio d’anni, modificherà profondamente la sua funzione, ma anche la sua fisionomia nel volgere di un paio d’anni. E’ una delle trasformazioni più radicali che attendono Genova e che si sta muovendo con grande celerità, anche perché tutte le iniziative che hanno caratterizzato il passato, quasi mezzo secolo, sono di fatto esaurite e gli edifici che le hanno ospitate vengono demoliti con grande rapidità, quasi a cancellare impietosamente un passato che ha segnato gli anni della ripresa e del boom.
Sparisce in questi giorni l’edificio cosiddetto “D” che aveva ospitato una parte della facoltà di Ingegneria, una delle ultime strutture, dopo che sono stati rasi al suolo la sede dell’amministrazione, quella dell’Ucina, la sede dell’Ansaldo Nucleare e gli altri edifici dove erano ospitate le iniziative della Fiera Internazionale. Resteranno in vita il padiglione di Jean Nouvel e il Palasport che però avrà un ruolo differente per ospitare manifestazioni e , a quel che si dice, anche ristoranti e negozi di eccellenza. Si parla anche di residenze eleganti e di centri per giovani studenti universitari. Ma l’area della ex Fiera sarà attraversata da canali navigabili collegati al potenziamento dei moli che ospiteranno panfili strutture di recezione di turismo nautico di alto livello. L’area della Foce, al di là di ospitare il Salone Nautico Internazionale che è la manifestazione di eccellenza che Genova ha conservato e punta a potenziare a livello mondiale, aggiungendo eventi complementari nel corso dell’anno, dovrebbe diventare un punto peculiare di commercio e di gastronomia di élite. Non solo: si pensa che di incrementare ulteriormente l’altra manifestazione di prestigio che è sopravvissuta, vale a dire l’Euroflora, a scansione quadriennale. Siamo di fronte a una modificazione radicale di uno spazio strategico della città che punta, anche con il supporto del progetto regalato a Genova dal progetto di Renzo Piano, a una nuova fisionomia e alla possibilità di attrazione turistica per non mantenere, come in parte stava accadendo, un “monumento” svuotato del suo significato originario quale era il quartiere fieristico che, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, è stato una precisa e qualificante attrazione
. La Fiera di Genova ha certamente sofferto la crisi storica di tutte le realtà fieristiche italiane a cominciare dalla più celebre Fiera di Milano che ha sua volta ha perduto il suo ruolo internazionale, così come le manifestazioni similari di tutta Italia. La crisi è implosa a partire dalla metà degli anni Novanta, un fenomeno diffuso a 360 gradi. A questo punto, anche se non mancano gli aspetti da chiarire e le scelte che poi si dovranno verificare con i fatti , è certamente interessante scommettere su quello che avverrà nei prossimi anni. Perché si dovrà capire quale sarà la fisionomia della Genova dei prossimi decenni, sulla base delle modificazioni economiche e di quelle che potranno essere le disponibilità della città. E’ chiaro che si scommette su una capitale del turismo nautico, sia popolare ma in particolare di alto livello, in grado di superare la concorrenza italiana, ma in particolare quella straniera con riferimento ai porti turistici della Provenza e del Principato di Monaco. Una scelta territoriale che però punta anche ad attrarre, grazie ai canali navigabili, il turismo che cerca di capire la storia affascinante del porto di Genova. Questa strategia che sarà peculiare delle istituzioni cittadine e regionali degli anni futuri è la vera scommessa che decolla in questi giorni di demolizioni, per alcuni aspetti anche malinconiche, ma che aspettano una resurrezioni estetica, ambientale e, si spera, fortemente attrattiva.
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