Tutte le incognite della sanità
di Paolo Lingua
Il presidente Giovanni Toti, nella formazione della nuova giunta, tra polemiche e qualche irritazione (non solo per la esclusa Forza Italia), con un certo coraggio, ma anche con qualche velleità, ha avocato a sé, oltre la delega del bilancio, quella della sanità. Non si sa ancora se Toti sarà supportato (come qualcuno adombra) da tecnici, ma è indubbio che le prospettive, considerato l’attuale stato di diffusione del Covid, fanno tremare i polsi. Se si va indietro nel tempo, ma non troppo, la sanità ligure ha dimostrato non pochi punti deboli, basterebbe pensare la crisi della radiologica oncologica che ha costretto i malati ai viaggi a Savona per mesi. Ma non basta. La sanità ha oscillato verso il modello privatistico , salvo piccoli risultati in piccoli centri dell’estremo Ponente. Resta ancora aperta nel Levante, la questione dell’ospedale del Felettino, ancora in alto mare.
Ma c’è stato un “buco” di cui non si parla più perché il Coronavirus ha travolto ogni altro argomento. Si tratta del “bando” per realizzare un grande ospedale del Ponente agli Erzelli. Doveva - pare – vincere un grosso gruppo ospedaliero lombardo, ma la gara, forse sbagliata nell’impostazione. È andata a vuoto e del centro ospedaliero degli Erzelli non si parla più. C’è infine, ma non è l’ultimo degli argomenti, il progetto di ristrutturazione del Galliera che si trascina da più di dieci anni e che ha gruppi locali e di quartiere, oltre che il M5s decisamente contro. Sembra, da notizie ufficiose, che il muovo arcivescovo Tasca, sia nettamente favorevole ad andare aventi con il progetto. Tra l’altro, tramontato il “sogno” degli Erzelli, il rilancio del Galliera sembra un obiettivo ambizioso in funzione del potenziamento della sanità ligure. Non sono mancate critiche, sempre nei mesi scorsi, alla gestione di Alisa, voluta dalla vecchia giunta e di cui si parla, ufficiosamente, di una possibile ristrutturazione. Infine, la Liguria ha una eccellenza a livello internazionale, che è il Gaslini,che va sempre difeso e valorizzato sia per l’attività terapeutica sia per quella scientifica e di ricerca.
La sanità insomma è una materia vasta, per non dire infinta per la quale occorre particolare capacità e accortezza. Al di là di quanto incombono le urgenza della diffusione del virus con potenziamenti di prevenzione e di ricovero, la strategia del settore presenta mille implicazioni. Per non parlare dell’impegno e dello sforzo finanziario che comporta. La sanità occupa circa l’ottanta per cento del bilancio della Regione.
Per questo l’impegno del presidente come superassessore va molto al di là d’una normale gestione. E questo sta facendo nascere non poche perplessità non solo nell’opposizione, ma anche all’interno della stessa maggioranza. Non è pensabile di gestire la sanità solo con slogan e annunci di possibili successi da realizzare nell’immediato futuro. La sanità metterà a dura prova Giovanni Toti il supercomunicatore, anche perché qualche esperienza negativa del passato è già emersa. Toti dovrà restare inchiodato alla sua scrivania a vagliare con scrupolo ogni decisione. Si parla, anche per adesso è presto, di cambiamento di squadre tecniche e persino di vertici. Si allude a possibili recuperi di grosse personalità manageriali sia a livello nazionale, sia anche con un passato genovese. E’ indubbio che Toti dovrà dar vita a una force di frappe in grado di reggere il momento storico contingente, ma soprattutto dei dar vita a una gestione accorta di continuità e di potenziamento di tutto il settore. Non sarà una vicenda facile anche perché Toti, diplomatico e brillante comunicatore, non potrà concedersi passi falsi, avendo addosso minuto per minuto l’opinione pubblica.
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