Tutte le chance della Liguria in "zona bianca"
di Paolo Lingua
Dal 1 giugno - fermiamoci a quello che più ci riguarda e ci interessa – nei bar e , in particolare nei ristoranti, sarà possibile effettuare consumi all’interno: dal caffè al bancone e nei ristoranti al tavolo, all’interno. E con un orario di chiusura entro le 23, il che è “quasi” normale nei centri a densa popolazione e, con un po’ di pazienza, nei centri turistici delle nostre riviere dove la cena ha un ruolo più “pesante”. Ma poi, dal 7 giugno, saremo al “liberi tutti” una condizione nettamente positiva soprattutto nella speranza d’un rialzo delle temperature (ancora variabili) e d’un ritorno alle tradizioni estive della cena in riva al mare. Dal 7 giugno, infatti, la Liguria – sembra ormai certo – sarà una delle prime regioni italiane a tornare in “zona bianca”. Gli ultimi dati relativi alla diffusione delle infezioni e delle mortalità, oltre che dei ricoveri, non largamente positivi.
E’ indubbio che la politica – finalmente – di massiccia vaccinazione in tutte le fasce di età a raggiunto i primi obiettivi, quelli che interessavano alla maggior parte dei cittadini. Avremo poi, con la sola esclusione delle sale da ballo e dei locali notturni (le realtà purtroppo più a ischio), una serie di riaperture che riguarderanno la vita sportiva e la vita sociale. Ma l’aspetto che appare più importante e qualificante è la Liguria, in prima fila tra le regioni che ritorneranno in “zona bianca”. Per un territorio che punta una larga parte della propria economia (degli investimenti e die posti di lavoro) proprio sul turismo si tratta d’un obiettivo di grande importanza strategica. Le riaperture, sia pure decise dal governo con un criterio più che giustificato di prudenza e di valutazione della situazione pandemica, in regioni strategiche sul piano stagionale come la Liguria, potranno aver una importanza primaria perché porteranno, sia pure in un periodo ristretto di due mesi come luglio e agosto, a una netta ripresa dell’attività di alberghi, pensioni e bed and breakfast, ovvero tutto un settore imprenditoriale che ha subito quasi un anno e mezzo di pesante crisi, se non addirittura di chiusure.
Un po’ tutta la Liguria aspetta, con ansia, quale potrà essere l’sito di questa estate che, proprio sul piano dl turismo, potrebbe essere definita “di passaggio” perché, per ovvii motivi, il ritorno alla stagione piena potremo aver solo nel 2022, quando sarà annullata ogni curva della pandemia. Ma sia per quel che riguarda la riapertura degli stabilimenti balneari, sia per quel che concerne alberghi, ristoranti, pizzerie e bar, si potrà già valutare il senso e i contenuti di una ripresa che si inserirà nel contesto economico e produttivo dopo oltre diciotto mesi di blocco sostanziale che ha travolto anche la stagione invernale e primaverile che, pure, in un territorio come la Liguria hanno sempre avuto un peso non trascurabile. In questo senso vanno valutate le politiche promozionali di rilancio delle aree naturalistiche, della produzione di eccellenze alimentari (olio e vino in particolare) e ti tutte le iniziative di natura artistica e culturale.
La Liguria, infatti, è molto più ricca in tutti i settori sopracitati di quanto forse si abbia una informazione promozionale diffusa e questa è una sfida che dovrà essere affrontata dalle politiche di comunicazione che dovrà mette in campo, attraverso tutte le sue strutture operative, la Regione, anche sulla base delle dichiarazioni che vengono fatte in ogni occasione di pubbliche manifestazioni. C’è infatti un territorio “tradizionale” legata al mondo della costa, ma anche un altro aspetto – quello dell’entroterra – che andrà valorizzato a tutti i livelli, proprio per le opere d’arte “nascoste”, sia per le eccellenze elitarie e gastronomiche. Non è una proposizione di prodotti di massa ma di peculiarità di alto pregio che però possono raggiungere una fascia di fruizione che queste proposte apprezza in maniera particolare . E’ forse una delle sfide più complesse che in Liguria dovranno essere messe in campo nel momento del calo progressivo della pandemia. Qualcosa di più del cosiddetto “ritorno alla normalità”.
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