Quanti saranno gli stop prima di ricostruire il ponte?
di Paolo Lingua
3 min, 15 sec
Il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha annunciato che il prossimo 8 febbraio ci sarà un nuovo incidente probatorio per quel che riguarda le indagini sul crollo del Ponte Morandi e che potrebbero aggiungersi a breve altri potenziali indagati e nuovi elementi su cui appuntare le indagini. Questo, in parole povere, significa potenziali ritardi alla ricostruzione del ponte: ritardi contro i quali non ci sono colpe o responsabilità, ma si tratta di esigenze rigorose e di passaggi obbligatori per fare giustizia. Si è capito che una parte della struttura potrà essere demolita in tempi ragionevoli così come una buona parte degli edifici sottostanti con tutte le attenzioni possibili per evitare sia per chi lavora, sia per i cittadini delle zone limitrofe problemi da inquinamento da amianto.
Tutta la vicenda merita una pausa di riflessione che è necessaria e che riguarda scelte e comportamenti che non potevano non essere previsti. Va dato atto alla magistratura genovese di aver agito sino ad ora con la massima celerità possibile. Gli inquirenti sono consapevoli dell’urgenza della ricostruzione. Ma, da quanto si è potuto comprendere sino ad ora, la situazione è assai complessa. Occorre infatti capire e provare cosa possa aver provocato il drammatico crollo. Un fatto specifico che è stato la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso? Oppure ci sono state molte concause e logorii della struttura che si sono accentuati nel tempo? E se è così, chi ha la responsabilità diretta? Chi controllava da vicino, chi supervedeva da lontano, chi sapeva e ha taciuto? Oppure ci sono intrecci tra dirigenti della società Autostrade per l’Italia e ispettori governativi oppure giochi complessi di informazioni interne inadeguate tra l’azienda autostradale e le società esterne incaricate dei controlli? Non sono ragionamenti da caffè, ma reali problematiche che emergono, si accavallano e vanno valutate una per una e confrontate a intreccio. Per non parlare delle complesse analisi chimiche e fisiche sui materiali archiviati. Sinora i potenziali indagati sono molte decine. Sono numerosi quelli che si sono adagiati sulla facoltà di non rispondere.
La magistratura sta lavorando minuziosamente a collegare tutti i possibili incastri, una operazione tutt’altro che semplice. Ma c’è un ulteriore aspetto che non va sottovalutato. Al di là delle questioni che riguardano le persone fisiche e i loro comportamenti specifici, è assai arduo sbrogliare tutte le analisi sugli oggetti, sui frammenti del ponte, per non parlare di quante contraddizioni di ordine scientifico possono mergere, perché occorre capire come si sono formati gli errori di valutazione e a quanto risalgano gli errori stessi e quanto possano aver influito sul degrado della struttura. Tutto questo significa un allungamento dei tempi perché i lavori del ponte non potranno decollare se non quando tutte e due le componenti ancora in piedi non saranno demolite e tutti i materiali, anche se poi catalogati e inseriti in depositi giudiziari, non saranno rimossi. Questo significa che non è possibile stilare un programma preciso di interventi e stabilire tempi rigorosi e tappe preventive della ricostruzione.
Fa bene il sindaco-commissario Marco Bucci a ostentare ottimismo, perché è lo spirito di cui la città ha bisogno in questo momento tanto delicato, ma è altrettanto vero che non è possibile farsi eccessive illusioni. Non è escluso infatti non possano insorgere richieste di controllo di natura politica ambientalista, eventuali ricorsi, richieste burocratiche di ulteriori controlli sui lavori, ma mano che si svolgeranno. Non è facile credere senza alcun dubbio che a marzo la costruzione del ponte possa decollare e che tutto possa essere completato entro i fatidici dodici mesi. Il pessimismo realistico a volte aiuta e rimuove le illusioni. Se entro la fine del 2020 il ponte funzionerà potremo considerarci fortunati ed efficienti. L’indagine della magistratura ha certamente la priorità su tutte le esigenze, considerata la delicatezza e la complessità della vicenda. Ma gli ostacoli possono essere anche altri e non necessariamente frutto di malafede. Occorre realismo, una virtù non facile da praticare. Ma è l’unica alternativa seria e corretta. Accanto ai nervi saldi.
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