Tokamak: l’energia delle stelle che potrebbe alimentare il nostro futuro

di R.S.

1 min, 33 sec

Eni scommette su questa ipotesi con Commonwealth Fusion Systems (CFS), società americana nata dal MIT e partecipata, tra gli altri, da Microsoft e Jeff Bezos

Tokamak: l’energia delle stelle che potrebbe alimentare il nostro futuro

Si chiama Tokamak, ed è una macchina nata negli anni Cinquanta in Unione Sovietica, il cui nome deriva dall'acronimo russo per "camera toroidale con spire magnetiche". L'obiettivo? Produrre energia attraverso la fusione di atomi leggeri, in un'epoca in cui l’Occidente (Italia compresa) puntava invece sul nucleare a fissione come fonte energetica principale.

Ma quali sono i vantaggi della fusione? In teoria, rappresenta una fonte completamente decarbonizzata, senza emissioni dannose, continua e quasi inesauribile, visto che utilizza come combustibile l'acqua – più precisamente l’idrogeno. Proprio per questo, oggi il Tokamak è tornato al centro della scena: nel mondo ci sono oltre cento impianti di questo tipo, impiegati a livello sperimentale per trasformare in realtà il sogno di replicare sulla Terra la stessa reazione fisica che alimenta le stelle, come il Sole.

Portare questa energia futuristica direttamente nella rete elettrica, però, è tutt’altro che semplice. La sfida tecnologica è enorme, ma non impossibile.

Anche l’Eni ha deciso di scommettere su questa rivoluzione. Lo fa in partnership con Commonwealth Fusion Systems (CFS), una società americana nata dal MIT e partecipata, tra gli altri, da Microsoft e Jeff Bezos. Eni detiene circa il 20% di CFS e ha iniziato a investire nel progetto fin dal 2018. Finora, la società ha raccolto oltre due miliardi di dollari, anche con il sostegno del governo degli Stati Uniti.

Attualmente, CFS sta costruendo il primo impianto dimostrativo nei pressi di Boston, con l'obiettivo di completarlo entro la fine del 2026 e avviarlo l’anno successivo. Secondo quanto dichiarato dall'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, il primo reattore su scala industriale – il cosiddetto "first of a kind" – potrebbe essere pronto all’inizio degli anni Trenta. Se tutto andrà secondo i piani, sarà collegato alla rete per distribuire finalmente energia da fusione sul mercato.

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