Teatro, Arenzano: "Uccidiamo il re" sabato 6 aprile al Sipario Strappato
di Redazione
Il regista Aceti: "Lo stile dello spettacolo ricorda i capolavori della commedia all'italiana, come 'Parenti serpenti' di Monicelli"
Sabato 6 aprile alle 21, al teatro Il Sipario Strappato di Arenzano si parla di scontri generazionali con Uccidiamo il re, finalista al festival Inventaria 2023, con Alessandro Cosentini e Massimiliano Aceti (regista e autore).
È la storia di due fratelli, Gabriele e Lorenzo, che si ritrovano nella casa del padre anziano, facoltoso imprenditore edile. Uno è andato via di casa da giovane, tagliando i ponti con il padre. L’altro ha deciso di rimanere al fianco dell’imprenditore, ma viene costantemente trattato come un incapace. I due fratelli si lanciano accuse e recriminazioni, ma su una cosa sono d’accordo: con il suo controllo, la ferocia, i maltrattamenti fisici, il padre ha reso la loro vita “agiata” un vero inferno di sensi di colpa e inadeguatezza. Gabriele e Lorenzo dopo dieci anni di silenzio prendono una decisione: accelerare il destino inesorabile del vecchio e gestire finalmente l’impresa. I due fratelli avvelenano quotidianamente il padre con piccole dosi di cicuta e prendono presto le redini della società. Ma non passa molto tempo prima di rendersi conto che non sono capaci di gestire tutti gli impegni e le grandi responsabilità che il lavoro richiede. Sono disperati. Cercano di rimettere in forze il padre ma ormai è troppo tardi: il veleno e la vecchiaia lo trascinano sempre più in basso. I due fratelli dovranno così affrontare da soli le responsabilità della vita, senza un passaggio di consegne. Soli. Una fotografia della società, tra ottantenni che si credono immortali e che continuano a comandare, e giovani cresciuti nel benessere che recriminano ma che non hanno coraggio.
“Lo stile dello spettacolo – dice il regista Massimiliano Aceti - ricorda i vecchi film della commedia all’Italiana, in particolare lo stile di Monicelli (“Parenti serpenti” e “Un borghese piccolo piccolo”), dove la comicità si contamina con la tragedia e con la bassezza dell’animo umano. Il testo prende spunto da una storia vera, romanzata e spinta all’eccesso, ed è un grido di protesta contro i nostri padri che continuano a voler restare ‘classe dirigente’ e rendono precari i nostri sogni e il nostro futuro. La messa in scena è esplosiva, i ritmi serrati sono intervallati da flash back della vita passata dei due protagonisti. Un viaggio doloroso e meraviglioso”.
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