Tassa d'imbarco a Genova, Frigerio: “Contributo minimo e necessario”. Maresca: “Così penalizziamo il porto di Genova”

di Carlotta Nicoletti

La proposta del Comune di Genova di introdurre una tassa d’imbarco di 3 euro per i passeggeri accende lo scontro politico. Da un lato chi la considera una misura equa per finanziare servizi e infrastrutture cittadine, dall’altro chi teme un danno alla competitività del porto e denuncia l’assenza di un confronto reale con le categorie.

Riforma sanitaria – Prima della discussione sull’imposta, il dibattito si apre sulla riforma della sanità regionale appena approvata. Enrico Frigerio (Pd) la boccia senza mezzi termini: «È stata fatta senza confronto e centralizza troppo il potere». A suo avviso, il ponente genovese rischia di pagare più di tutti, con il mancato ospedale degli Erzelli e il possibile ridimensionamento di strutture come il Micone e il Gallino.

Accentramento – Diversa la posizione del centrodestra. Per Francesco Maresca (FdI) l’unificazione sotto un’unica Asl è «una scelta necessaria per snellire la burocrazia e velocizzare i servizi ai cittadini». L’assessore sostiene che alcune liste d’attesa siano già in miglioramento.

La tassa da 3 euro – Il tema centrale è però l’imposta sull’imbarco, introdotta grazie a un accordo del 2022 tra Governo e Comune. Frigerio difende la misura: «È rivolta ai non genovesi e serve a finanziare manutenzioni e interventi ambientali. Un contributo minimo che già esiste in altre forme, come la tassa di soggiorno».

Criticità – Maresca, già assessore al Porto, spiega invece perché la giunta precedente sospese la delibera: «C’erano criticità normative e mancava una circolare attuativa. Senza un confronto con categorie, ministero e Autorità portuale non è possibile procedere». E aggiunge: «Il rischio è disincentivare alcune compagnie, con un danno superiore ai 5 milioni di gettito previsto».

Competitività – Frigerio respinge l’obiezione: porti come Marsiglia stanno introducendo imposte persino più alte. «Il contributo è modesto e serve a compensare l’impatto di traffico, rifiuti e inquinamento dei flussi crocieristici».

Condivisione – Maresca insiste: «Il confronto è mancato. Il porto dà lavoro a 55 mila persone e il segnale rischia di essere negativo». Resta aperto anche il nodo della riscossione in aree demaniali non comunali, nei porti di Livorno e Ancona infatti è l'autorità portuale a riscuoterla ed è veicolata solo a servizi per i passeggeri.

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