Tanti auguri a Vittorio Sgarbi, tra arte, parola e provocazione. Boldi cita il Papa: "Da capra sei diventato pecorella"

di Matteo Cantile

Nel giorno del suo compleanno, un ritratto di un personaggio unico: critico d’arte, polemista, parlamentare, divulgatore. Genio ribelle che ha fatto della cultura un’arma e della parola un teatro.

C’è chi lo ama e chi lo odia, chi lo considera un monumento vivente della cultura italiana e chi ne sopporta a fatica gli eccessi verbali. Ma nel giorno del suo compleanno, nessuno può negare che Vittorio Sgarbi sia una figura unica nel panorama nazionale: un critico d’arte che ha trasformato l’eloquenza in spettacolo, un intellettuale che non ha mai avuto paura di esporsi, un uomo che vive la bellezza come una missione.

L'arte pop - Dalla televisione dei primi anni Novanta fino alle piazze più improbabili d’Italia, Sgarbi ha spiegato Caravaggio e Borromini, difeso il barocco, riscoperto il Rinascimento delle province, con una capacità rara: rendere l’arte accessibile senza banalizzarla. Il suo linguaggio è colto, ma mai noioso. Il suo sdegno per l’ignoranza è autentico, feroce, teatrale. Con Sgarbi, l’arte è diventata un fatto popolare, pur restando profondamente elitaria.

Politico fuori dagli schemi - Deputato, assessore, sindaco di Sutri, sottosegretario: la parabola politica di Sgarbi è costellata di nomine, polemiche, clamorosi abbandoni. Ma dietro le intemperanze c’è una linea chiara: la difesa della libertà individuale, dell’identità culturale, del patrimonio storico. Un conservatore sui generis, più vicino a d’Annunzio che a qualsiasi partito moderno.

Il personaggio mediatico - Nessuno come lui ha saputo trasformare le comparsate televisive in performance. Con la voce che si infiamma, gli insulti coloriti, le citazioni fulminanti, Sgarbi è diventato un meme vivente, un simbolo dell’Italia che sa ancora indignarsi, ridere, duellare a colpi di parole. Dietro l’eccesso, però, c’è sempre un uomo colto, a tratti malinconico, legato profondamente alla madre, all’infanzia, alla provincia.

 Il collezionista d’anime e bellezze - Amante delle donne, dei libri, dei quadri. Sgarbi è l’ultimo erede di una civiltà umanistica che rifiuta ogni puritanesimo. La bellezza, per lui, è salvezza e verità. Che sia una tela del Seicento o il corpo di una giovane musa, poco importa: ciò che conta è la passione con cui si contempla.

L’ultimo romantico della parola - In un’epoca di silenzi codificati e opinioni sussurrate, Sgarbi continua a gridare. A suo modo, è un romantico solitario, un sopravvissuto della Repubblica delle Lettere, uno che ha scelto di vivere la cultura non come mestiere, ma come sfida e passione quotidiana.
Negli ultimi tempi, la salute lo ha messo alla prova: gli amici gli stanno accanto, con affetto e discrezione, consapevoli che dietro il personaggio c’è un uomo che ha dato tutto sé stesso alla battaglia per la bellezza. Gli si può rimproverare tutto, tranne di non essere autenticamente, sfacciatamente vivo.

Gli amici più cari - Tanti amici si sono stretti attorno a lui in un momento non facile della sua vita straordinaria, lo hanno sostenuto e incoraggiato e ancora lo fanno. Tra questi - lo vedete nel video - Massimo Boldi, uno degli attori italiani più amati dal pubblico: "Oggi non sei più una capra - scherza l'attore - nel giorno del tuo compleanno ti sei trasformato in una pecorella che torna all'ovile". La battuta è azzeccatissima: proprio nel giorno in cui Vittorio Sgarbi compie 73 anni la Chiesa cattolica ha conosciuto il suo nuovo Papa: anche il grande Vittorio è una pecorella del suo immenso gregge. 

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