Silent Trekking a Finalborgo: la palestra si sposta sui sentieri

di Marco Innocenti

L'ideatore Pier Firpo: "L'inattività può avere conseguenze catastrofiche. Il movimento è medicina per corpo e mente, specialmente durante il lockdown"

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I sacrifici imposti dalla pandemia ma anche la reazione che l'uomo sa mettere in campo, aguzzando l'ingegno e (magari) anche riscoprendo sensazioni che fino ad oggi aveva dato qualche volta un po' per scontate. Con la voglia di non arrendersi mai. Ecco la filosofia alla base delle iniziative poste in essere da Pier Firpo, titolare della palestra Firpo a Finalborgo ma soprattutto persona capace di studiare iniziative ed esperienze coinvolgenti contro l'inattività da lockdown, oggi che la seconda ondata di contagi sembra inarrestabile ma anche a marzo-aprile, quando il virus ci aveva presi tutti più di sorpresa.

"E' un'idea che parte da lontano - spiega Firpo - e la mia filosofia è sempre stata quella del movimento come medicina che fa bene a mente e corpo. Per questo il lockdown non mi ha trovato spiazzato e il 10 marzo ho lanciato gli hashtag per far capire che era importante muovere il corpo, che l'inattività poteva avere conseguenze catastrofiche. E così tutti i giorni alle 18 mi sono preso l'obiettivo di farmi trovare in diretta da questa oasi di benessere nella quale tante persone, non solo finalesi ma un po' da tutto il mondo, potessero fare attività fisica fuori dalla palestra, coinvolgendo poi le persone nel "Silent Walking" e nel "Silent Trekking". Io comunico attraverso delle cuffie, nelle nostre classi all'aperto, e così creo il distanziamento necessario ma anche un contatto diretto con le persone".

"Fondamentale è il concetto di resilienza - aggiunge Firpo - di reazione, con le nostre energie e risorse convogliandole senza mai perdere di vista questa filosofia che deve diventare il nostro riferimento: non fermare il corpo perché significa perdere il controllo della situazione ed andare fuori con la mente". Una filosofia che aiuta quindi a reagire alla pandemia, alle inevitabili limitazioni che questa ci impone, ai sacrifici a cui ci costringe, senza però perdere di vista il fatto che la nostra vita deve e vuole andare avanti.