Si inasprisce la polemica sulla fusione Sech- Psa in porto

di Paolo Lingua

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Si inasprisce la polemica sulla fusione Sech- Psa in porto

Si fa più complessa, all’interno del porto di Genova, la vicenda della annunciata fusione tra il Sech e la Psa di Voltri. Non molti giorni fa, i vertici dell’Autorità Portuale di Genova avevano fatto sapere che la pratica, per molti aspetti complessa, era entrata nella fase burocratica finale e che nel volgere di un mese si sarebbe conosciuta la conclusione, anche sulla base delle analisi del ministero dei trasporti. Trattandosi di due “colossi” la questione più delicata era appunto quella di appurare se ci fossero gli estremi d’una violazione sulla normativa dei monopoli. E proprio in questo contesto, nei giorni scorsi, è esplosa la polemica che ha visto all’attacco i sindacati confederali dei portuali – Cgil, Cisl e Uil – nonché molti esponenti dei maggiori operatori terminista e armatori, con in testa Augusto Cosulich. Accanto ai portuali, logicamente, c’è anche la Culmv in battaglia. Qual è l’oggetto della polemica? Per sindacati portuali si teme la creazione, considerate le dimensioni dei due protagonisti della fusione, d’un super-duopolio che condizionerebbe livelli di occupazione, di retribuzione, di organizzazione del lavoro e anche di spostamento operativa del personale da Sampierdarena a Voltri. Si teme, insomma, che il “gigante” che si creerebbe potrebbe essere in grado di imporre le proprie linee operative superando ogni possibile trattativa o mediazione.

Dal punto di vista di chi opera a livello imprenditoriale in porto invece si tema la nascita d’una realtà in grado di spazzare ogni possibile e potenziale concorrenza, mettendo in difficoltà armatori, trasportatori, spedizionieri, agenti marittimi. Cosulich, che è forse il maggior protagonista dei traffici, ha affermato d’essere “molto preoccupato” perché Genova potrebbe perdere molte imprese dello shipping che potrebbero, nel volgere di poco tempo, operare con i porti di Vado e di Savona o di altri terminal del Tirreno dove potrebbero operare a costi più bassi. S’era capito già molti mesi fa che la fusione Sech - Psa, in un primo momento accolta come una scelta strategica per Genova, poteva creare dei problemi alterando gli equilibri consolidati all’interno dello scalo.

Ora, arrivati non lontani da una decisione definitiva, i timori e le preoccupazioni si sono riaccesi, forse anche perché questo che stiamo attraversando non è un momento facile per i traffici portuali a Genova, anche per via delle comunicazioni e delle infrastrutture insufficienti e, dopo il crollo del ponte Morandi, con l’emergere di stati di criticità, sia per le ferrovie sia per le autostrade. Ora il presidente del porto Signorini, in dialogo costante con il Governo, dovrà sbrogliare la ingarbugliata matassa che rischia di vedere peggiorata la situazione. Genova non è nuova, sia in campo sindacale, sia in campo imprenditoriale (specialmente nell’ambito portuale), a battaglia di “veti incrociati” ma è indubbio che non è facile trovare giusti equilibri all’interno d’una realtà tanto complessa e in continua evoluzione.