Serrata inesorabile sino a Pasqua: Liguria arancione
di Paolo Lingua
Per la verità era previsto da giorni. Non ci sono più, per il momento, zone gialle in Italia, ma solo arancioni e rosse. Questa scelta, che di fatto è un periodo di lockdown si spera limitato nel tempo, coinvolge anche la Liguria i cui dati, per la verità, sono i meno pesanti d’Italia. La nostra regione poteva restare gialla per un soffio, ma le decisioni, come si è detto, erano scontate. Ristoranti e bar resteranno chiusi – con la sola eccezione dell’asporto e ci sarà riduzione dell’orario dei negozi, con forti limiti per l’acquisto di bevande alcoliche. La situazione, che in Liguria avevano già sperimentato nell’area tra Ventimiglia e Sanremo anche nei giorni del Festival, è pesante e la cosiddetta “terza ondata”, resa più impetuosa dal virus cosiddetto “inglese”, ha richiesto provvedimenti drastici da parte del governo. Resteranno chiusi anche cinema e teatro per i quali, dopo il 25 marzo, sembrava aprirsi uno spiraglio.
La Liguria dunque resterà arancione sino a Pasqua (quindi per tre settimane) con la superblindatura in rosso per i giorni 3, 4 e 5 durante i quali ci saranno anche maggiori restrizioni per spostamenti anche all’interno dello stesso comune. Non c’era altra soluzione possibile per cercare di fermare il virus mentre proseguiranno le vaccinazioni. Secondo il presidente della regione, Giovanni Toti, forse sarebbe stato meglio per alcune regioni come la Liguria, mantenere la fascia gialla, restringendo le norme per zone dove l’infezione era più diffusa. Ma, molto probabilmente, il governo ha preferito una normativa più generale eguale per tutta l’Italia, proprio per rafforzare la strategia del freno. Occorre ammettere che non sempre ci sono stati comportamenti corretti, in particolare in Lombardia e in Campania, dove si sono verificati assembramenti e disobbedienza eccessive e al limite dell’incoscienza. Ma anche a Genova e in alcune località delle Riviere abbiamo avuti eccessi senza controllo (come è il caso di Boccadasse nei giorni di week end) per non parlare di feste in case private sorprese dalla polizia.
Il consiglio da diffondere a tutti i livelli è di accettare le decisioni del governo e mantenere la calma e la pazienza. Devono aumentare le vaccinazioni e si devono tenere comportamenti rigorosi: solo così cominceremo, entro giugno, a vedere risultati concreti con il calo delle infezioni e la diminuzione sensibile dei ricoveri. Certo, in questo contesto – oltre che il mondo dello spettacolo e della cultura paralizzato di fatto – non si può non comprendere la rabbia e lo sconforto dei titolari di bar e ristoranti che da mesi chiudono ne aprono i loro locali, a orario ridotto, a periodi alternati. In questa occasione per la verità erano tutti ormai preparati e, quindi, non ci sono stati eccessi di acquisti di materie prime destinate poi, come è già accaduto, allo spreco. Ma è indubbio che una pesante perdita si ver9ificherà per i giorni clou della Pasqua, dove non ci saranno pranzi né incontri.
Non solo: ci sarà un ulteriore crollo, e in Liguria lo si avvertirà in maniera sensibile, del turismo e anche dei movimenti, limitati se non addirittura bloccati, dei proprietari di seconde case che sono molto numerosi nelle Riviere e il cui movimento è stato sempre intenso nel periodo pasquale, anche per via del miglioramento del clima. Purtroppo, anche locali che, sia pure parzialmente, hanno lavorato in queste ultime due settimane di zona gialla, in particolare nei capoluoghi, vedono aumentare il loro stato di crisi. Sono numerosi i titolari che hanno annunciato che, a malincuore, non potranno reggere ulteriormente le situazioni di cassa integrazione d’una parte del loro personale. In parole povere si parla di piani di licenziamenti. E queste, purtroppo, saranno le ferite non facile da rimarginare. C’è solo da sperare che la disciplina delle chiusure e l’incremento della sommin9istrazione dei vaccini cambino in meglio la geografia della nostra vita quotidiana.
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