Seajewel, indagini sulla scatola nera della petroliera danneggiata da esplosioni misteriose
di Redazione
L'attentato avrebbe potuto causare un grave danno ambientale se il secondo ordigno fosse esploso insieme al primo
La Guardia costiera sta analizzando la scatola nera della Seajewel, la petroliera che ha subito un attentato davanti al porto di Savona la notte di San Valentino. L'obiettivo della Dda di Genova è verificare se il tracker sia stato spento durante il viaggio dal porto petrolifero di Arzew in Algeria all'Italia.
Il procuratore Nicola Piacente e la pm Monica Abbatecola, che hanno aperto un'inchiesta per naufragio con finalità di terrorismo, hanno delegato Digos e guardia costiera a indagare a tutto tondo per scoprire non solo gli autori ma anche il movente dell'attentato. Per questo sono state disposte le analisi chimiche sul petrolio e sulla rotta della nave, in modo da verificare eventuali anomalie che potrebbero accreditare l'ipotesi di un collegamento della Seajewel con la cosiddetta flotta fantasma russa, di cui nella puntata del 2 marzo ha parlato anche la trasmissione Report, con un'inchiesta realizzata insieme a Greenpeace.
Tra le manovre e i trasferimenti sospetti citati dagli attivisti, uno riguarda la petroliera Sealeo che ad agosto prima di arrivare al porto di Augusta avrebbe spento il tracker per 84 ore. La nave proveniva dal porto russo sul mar Nero di Novorossiysk e l'armatore della Sealeo è sempre Thenamaris, lo stesso della Seajewel e della Seacharm, che aveva subito un attentato a metà gennaio al largo della Turchia. Mentre si attende che i due periti nominati dalla Procura di Genova, Federico Canfarini e l'ingegnere navale Alfredo Lo Noce possano verificare di persona lo scafo della nave (che arrivata davanti alle coste greche otto giorni fa non è ancora entrata in porto) dal primo esame delle immagini scattate dai subacquei emerge che lo scafo più interno della petroliera, cioè la camera di sicurezza che conteneva il greggio, è stato ammaccato dall'esplosione.
Questo secondo fonti investigative porta a ritenere che l'attentato non avesse un semplice scopo dimostrativo ma avrebbe potuto causare un grave danno ambientale se il secondo ordigno fosse esploso insieme al primo anziché staccarsi e deflagrare sul fondale.
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