Scontri a Genova, il vicequestore Bove: "Agenti violenti? Non saprei riconoscerli"

di Michele Varì

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Indiscrezioni sulla relazione del funzionario che ha protetto il giornalista: “Colpito anche quando era già stato fermato”

Scontri a Genova, il vicequestore Bove: "Agenti violenti? Non saprei riconoscerli"
Non saprei riconoscere i poliziotti del reparto mobile che hanno ferito il giornalista Stefano Origone perché indossavano delle maschere anti gas ma ho visto che lo hanno colpito con i manganelli anche dopo averlo fermato, quando ormai era inerme”. Sono le prime indiscrezioni sulla relazione di servizio del vice questore Giampiero Bove che ha soccorso e protetto il giornalista Stefano Origone ferito in più parti del corpo durante gli scontri divampati giovedì scorso in piazza Corvetto in occasione della manifestazione di CasaPound. Bove non è stato tenero con i colleghi affermando che quando ha riconosciuto Origone si è gettato sopra di lui per ripararlo da altri colpi gridando a tutti di fermarsi perché era un giornalista. Poi siccome il cronista era molto scosso, quasi terrorizzato, l'abbracciato e l'ha rassicurato gridandogli 'sono Giampiero, stai tranquillo, stai tranquillo'. Solo allora si è calmato”. Cinquantuno anni, una lunga esperienza come dirigente o funzionario fra i commissariati, da Chiavari, Rapallo e San Fruttuoso, Bove era in servizio anche al G8 del 2001, ma non è stato sfiorato dalle inchieste sulle violenze. Il funzionario ai colleghi ha confidato che a suo avviso Origone è stato anche molto sfortunato, perché si è trovato “nel posto sbagliato nel momento sbagliato”: gli agenti del reparto Mobile di Genova sono accorsi dove si trovava lui per arrestare uno dei manifestanti più violenti visto più volte lanciare sassi e altri oggetti. Il fatto che Origone fosse vestito di scuro poi avrebbe contribuito a confondere le idee ai poliziotti. A colpirlo, come si vede dalle immagini, sarebbero stati tre agenti. Il giornalista stamane è stato dimesso dall'ospedale Galliera e ha assicurato che nonostante tutto tornerà a lavorare in strada senza paura della polizia: “Questa esperienza mi ha segnato molto non solo nel fisico, visto che ho due dita e una costola rotti, ma ha confermato quanto già sapevo. Esistono poliziotti violenti, ma anche poliziotti capaci e professionali come Giampiero Bove che non smetterò mai di ringraziare perché mi ha salvato la vita”. In ospedale il cronista ha ricevuto la visita di molte personalità, dal questore di Genova Vincenzo Ciarambino, al presidente della Regione Giovanni Toti, ma ha confidato che la sorpresa più piacevole è stata la visita di Claudio, “un vecchio amico di famiglia che non vedevo da anni”. Nelle prossime ore Bove e Origone saranno ascoltati dagli agenti della squadra mobile che conducono le indagini per identificare gli agenti che hanno ferito il cronista. L'altra indagine per dare un nome ai manifestanti più violenti è condotta dagli investigatori della digos: oltre ai due arrestati, tornati liberi con l'obbligo di firma, sarebbero già stati riconosciuti altri manifestanti, fra cui alcuni già noti per fatti analoghi. Gli agenti hanno anche acquisito altre immagini degli scontri. Gli scontri di giovedì hanno riacceso le polemiche sul fatto che gli agenti del reparto mobile dovrebbero essere identificabili con un numero sul casco. Istanza in parte simile anche per i cronisti che seguono le manifestazioni di piazza: per evitare quanto accaduto ad Origone e non essere confusi con i manifestanti sono in molti a suggerire che dovrebbero indossare una pettorina colorata come accadde nel giorni caldi del G8 del 2001. Michele Varì