'Sciûsciâ e sciorbî no se pêu', è arrivato il momento di spendere

di Gessi Adamoli

4 min, 8 sec

Impensabile allestire una squadra competitiva incassando 50 milioni dalle cessioni e zero alla voce uscite, senza mettere a rischio quel bene che è la serie A

'Sciûsciâ e sciorbî no se pêu', è arrivato il momento di spendere

All’Olimpico, dopo un quarto d’ora incoraggiante con una squadra corta ed aggressiva che andava a pressare alto e sembrava voler sfidare Gasperini con le sue stesse armi ovvero l’uno contro uno in ogni zona del campo, il Genoa non è più esistito. Mezzora in totale balìa dell’avversario, incapaci di reagire al clamoroso errore di Vazquez che ha spalancato a Soulé la via del gol. Il secondo tempo poi è stata pura accademia con la Roma preoccupata solo di sprecare il minor numero di energie. Ma è possibile squagliarsi come neve al sole alla prima contrarietà? È normale che l’autostima del gruppo sia così labile? Franco Scoglio una squadra così, assolutamente senza palle, la definirebbe “femmina”. Altri tempi quando il politically correct era ancora lontano e poi tante donne hanno dimostrato di avere più le palle di molti uomini. Però il concetto di fondo è quello. Si può andare all’Olimpico e commettere soltanto 12 falli (addirittura uno in meno rispetto alla Roma che ha sempre avuto in mano il pallino del gioco) e finire con un solo ammonito (Frendrup che sullo 0 a 3 si appende per frustrazione alla maglia di Dybala)?  

Affondare dopo il primo errore dimostra una tenuta emotiva così fragile che non può che aprire interrogativi inquietanti per quanto riguarda l’immediato futuro con le due prossime partite casalinghe, quelle con Pisa e Cagliari delicatissime e fondamentali. C’è da essere preoccupati soprattutto nel ripensare alle dichiarazioni di ieri sera del ds rossoblù Diego Lopez in perfetto italiano: “Il nostro obiettivo è uscire dal mercato con un livello uguale o più alto di quello che abbiamo oggi”. A parte che nemmeno il Catalano di “Quelli della notte” sarebbe stato altrettanto efficace a teorizzare l’ovvio perché a memoria d’uomo non si ricorda alcun dirigente di club annunciare che vuole indebolire la squadra, è palese che “il livello uguale a quello che abbiamo oggi” non può bastare. Le dichiarazioni di Lopez sono del prepartita e dunque la resa incondizionata dell’Olimpico potrebbe averlo illuminato. Per altro, però, lavora per il Genoa dai primi di novembre e dovrebbe aver già ben chiaro il reale valore di una rosa di giocatori assemblata che peggio non si può: tanti doppioni e tanti ruoli scoperti. Come per altro ben chiaro lo ha ogni tifoso del Genoa e dunque se ci fossero dei dubbi basterebbe interpellarne uno a caso. Servono un portiere, un difensore, un play, un mediano che sappia inserirsi nell’area di rigore avversaria e una punta. In totale sono cinque giocatori e siccome ci sta non riuscire a prenderli tutti e cinque, direttore e allenatore decidano quali sono le priorità. Di sicuro sul calendario del Genoa ci sono due date cerchiate in rosso: 3 gennaio Pisa e 11 gennaio Cagliari. Partite che si giocheranno in casa e che il Genoa non si potrà permettere di sbagliare. E allora già dal primo dell’anno è auspicabile che al Pio si palesi qualche nuovo calciatore. Tanto più dopo che dai soliti noti, con grande enfasi, è stato rimarcato che il Genoa non è sottoposto a nessun blocco di mercato, nemmeno quello cosiddetto soft, come invece era stato paventato dalla stampa romana.

C’è un antico proverbio genovese che dice: “Sciûsciâ e sciorbî no se pêu”. Se Soffiare e succhiare, ovvero due azioni contrapposte, non si può, è impensabile allestire una squadra competitiva incassando 50 milioni dalle cessioni e zero alla voce uscite. Dunque è arrivato il momento di spendere. A meno che non si voglia a mettere a rischio quel bene prezioso che è la serie A. I tifosi del Genoa hanno sempre fatto la loro parte, costantemente presenti anche nei momenti più bui e difficili. Ma da loro non si può sempre pretendere, è arrivato il momento di dare qualcosa in cambio.

Infine due considerazioni dopo la serata horror di lunedì che sembrava firmata da Dario Argento. Non fischiare sul 3 a 0 il rigore da parte del solito Di Bello dopo il cazzotto di Svillar a Ostigard è stato come sparare sulla Croce Rossa. Ognuno al proposito tragga le conclusioni che ritiene.

Caso De Rossi: era opportuno il bagno di folla all’Olimpico dopo una sconfitta così umiliante? Devono essere professionisti al cento per cento oppure è ammesso, dopo 459 presenze con maglia giallorossa (secondo di tutti i tempi dopo Totti) cedere al cuore? Che dite, forse qualcuno dei dirigenti del Genoa poteva “consigliargli” di evitare? Una forma di rispetto per i tifosi della nuova società per cui lavora. Se la forma è spesso comunque importante, la sostanza impone di fare risultato sabato contro il Pisa.   

Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci sul canale Telenord, su Whatsapp, su Instagramsu Youtube e su Facebook.