Sanremo: inaugurata la Campana dei bimbi non nati. Vescovo Suetta: "Verità del Vangelo rifugge da superficiale faciloneria"

di Redazione

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"Sbagliato piegare contenuti dottrinali e valori morali a una logica del 'comunque e a prescindere'"

Sanremo: inaugurata la Campana dei bimbi non nati. Vescovo Suetta: "Verità del Vangelo rifugge da superficiale faciloneria"

Un segno destinato a entrare nella quotidianità della città e della comunità diocesana. È stata inaugurata oggi, nella torretta di Villa Giovanna d’Arco a Sanremo, la “Campana dei Bimbi non Nati” (foto dal sito della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo), collocata come richiamo di preghiera e memoria. La data scelta non è casuale: il 28 dicembre la Chiesa celebra la Festa dei Santi Innocenti Martiri, che nella tradizione cristiana ricorda i bambini uccisi per la violenza e la paura del potere. In questo solco si inserisce l’iniziativa, che unisce la memoria dei Santi Innocenti a quella dei bambini non nati “a causa dell’aborto”, come spiegato durante la presentazione.


La campana era stata fusa in occasione dei “40 Giorni per la Vita” 2021/2022 della diocesi di Ventimiglia–San Remo e benedetta il 5 febbraio 2022, durante la Veglia di preghiera per la Giornata della Vita, nella basilica concattedrale di San Siro. Da oggi scandirà le ore del giorno e suonerà ogni sera alle 20, con l’intento di diventare un invito stabile al silenzio, alla riflessione e alla misericordia.


La stessa giornata ha segnato anche un momento significativo per la vita della diocesi. Con la chiusura solenne dell’Anno giubilare 2025, il vescovo monsignor Antonio Suetta ha consegnato alla Chiesa locale la lettera pastorale “Pane, non pietre”, un testo che, a partire dall’interrogativo del Vangelo di Luca, chiede un esame di coscienza su ciò che la Chiesa offre a chi incontra: nutrimento che fa crescere o risposte facili che rassicurano senza trasformare.


Nel documento, il vescovo mette in guardia dal rischio di una “superficiale faciloneria” che riduce l’azione pastorale a semplice inclusione senza discernimento, distinguendo tra la pastorale come guida “alla verità del Vangelo” e il “pastoralismo” che finisce per piegare contenuti dottrinali e valori morali a una logica del “comunque e a prescindere”. Suetta insiste su un punto centrale della lettera: l’accoglienza non può trasformarsi in approvazione automatica, perché misericordia e verità, nella prospettiva cristiana, sono chiamate a camminare insieme.


La diocesi viene così sollecitata a uno stile ecclesiale capace di essere madre: accogliere tutti, ma anche indicare con chiarezza cammini di conversione e speranza, senza accomodamenti e senza silenzi. Due segni, dunque, nello stesso giorno: da una parte il rintocco serale della Campana dei Bimbi non Nati, pensato come richiamo quotidiano alla preghiera e alla coscienza; dall’altra una lettera pastorale che, nel bilancio del Giubileo, interpella presbiteri, diaconi, famiglie, catechisti, educatori, operatori pastorali, associazioni e fedeli su come rendere la presenza della Chiesa davvero generativa, offrendo “pane” e non “pietre”.

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