"Sanremo? Ci sono nani, ballerine e canzoni pessime: non lo seguo più": Gino Paoli all'attacco del Festival
di Redazione
Il cantautore ospite del podcast 'Tintoria': "Ormai interessano solo gli scandali per far parlare"
"Non guardo Sanremo. Una volta le case discografiche mandavano la canzone migliore che avevano. Era il Festival della canzone, non era neanche importante chi la cantasse. Poi le case discografiche si sono accorte del potere rituale che Sanremo ha per l’Italia e adesso fanno il prodotto finito e lo mandano a Sanremo. Da lì la televisione si accorge che lo spettacolo di Sanremo funziona, arriva non solo in Italia ma anche fuori, e allora si appropria di Sanremo e lo fa diventare lo squallido spettacolo che è adesso. Nani e ballerine, c'è un po' di tutto. Lì contano gli scandali per far parlare". È il pensiero di Gino Paoli che, ospite del podcast 'Tintoria', va all'attacco del Festival, almeno nella veste degli ultimi anni.
"Sanremo era la chance della vita. All'inizio la canzone usciva e la cantavano anche in Giappone. Era tutta un’altra cosa, era un fatto anche economico, globale quello delle canzoni che andavano a Sanremo perché erano state scelte da un editore, quindi avevano dei filtri già talmente importanti che la canzone di m... non arrivava a Sanremo, invece adesso ci arrivano soprattutto quelle di m..." conclude piccato il cantautore.
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