Sanremo 2020: la storia di Paolo, il rapper 18enne che sfida la Sla
di Redazione
Canterà la sua canzone guidando con gli occhi un comunicatore vocale
"Se esiste una speranza, ci voglio provare. Per volare mi bastano gli occhi, sono la montagna che va da Maometto, pur restando disteso sul letto". E' una vera sfida alla malattia che l'ha colpito quattro anni fa, quando ne aveva appena 18, la canzone che Paolo Palumbo, cuoco oristanese, il più giovane malato di Sla di tutta l'Europa, canterà il 5 febbraio sul palco del Festival di Sanremo. Parole e musica sono sue. E la malattia che gli ha tolto la voce non gli impedirà di cantarla guidando con gli occhi il "comunicatore vocale" che gli ha ridato in qualche modo la parola. Sul letto nella casa del centro storico di Oristano dove vive coi genitori e il fratello Rosario ("che mi presta braccia e gambe", dice), sta curando gli ultimi dettagli della sua partecipazione al Festival.
Aveva provato ad arrivarci partecipando alle selezioni di Sanremo Giovani, ma al secondo passaggio era stato escluso. Lo ha 'ripescato', invitandolo, Amadeus, che era rimasto colpito dalla sua storia e dalla sua determinazione. Sul palco del festival gli daranno una mano altri due sardi, il rapper Kumalibre, al secolo Cristian Pintus, e Andrea Cutri (autore del brano col quale Patty Pravo conquistò il sesto posto al Festival del 2009) che dirigerà l'orchestra. "Sanremo è il regalo più bello che la vita potesse farmi - ha detto Palumbo all'ANSA - il mio carattere non mi ha mai portato a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Sono sempre andato avanti malgrado le difficoltà che la vita mi ha messo davanti e la mia propositività mi ha permesso di fare cose che prima della Sla non avrei mai immaginato".
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