Sampdoria senza paracadute, è l'ora della responsabilità. Capitalizzazione ok

di Maurizio Michieli

2 min, 38 sec

Striscione dei tifosi della Sud a Bogliasco: "Ad Ascoli solo per vincere"

Sampdoria senza paracadute, è l'ora della responsabilità. Capitalizzazione ok

Cinquantadue (52) sconfitte su ottantaquattro (84) partite disputate dalla seconda parte del 2021 a oggi. E con quattro allenatori diversi in panchina. Il che significa due cose: 1) sono tutti incompetenti; 2) è la qualità (tecnica e caratteriale) dei calciatori a mancare. Personalmente propendo per la seconda ipotesi, senza con questo sgravare Pirlo & company dalle rispettive responsabilità: quando le cose vanno male, quando ti salvi per il rotto della cuffia in serie A, retrocedi da ultimo l'anno successivo e ti ritrovi poi penultimo (virtualmente ultimo, al Lecco mancano tre giornate di campionato) in serie B significa che ciascun componente dello staff ha sbagliato qualcosa: dai dirigenti, ai tecnici sino ai calciatori.

Adesso, però, non è tempo di "processi", perché intanto si sa che nel calcio a pagare alla fine sono soltanto i tifosi. Le proprietà cambiano (anche saltimbeccando da una società all'altra), gli allenatori e i calciatori non ci rimettono mai un soldo e si riciclano da qualche altra parte. Ma la Sampdoria non merita questa condizione, non merita di continuare a sentire l'ex proprietario dare dei delinquenti ai suoi successori (sino a prova contraria, loro hanno la fedina penale immacolata), non merita di vedere il quinto allenatore in meno di tre anni, non merita di finire in serie C, non merita di riassistere a stomachevoli tormentoni medio orientali (nemmeno se stavolta fossero veri: quando lo fossero, ben vengano. Ma solo quando effettivamente lo fossero). 

E' il momento che chiunque possa mettere in campo qualcosa per evitare il disastro, lo faccia. Magari con sobrietà. Poi, si potrà provare a fare chiarezza, forse, su tante cose. Perché è indubbio che attorno alla Sampdoria regni ancora molta oscurità. Non importa che dipenda dall'omologa dal Tribunale (che potrebbe anche slittare di un paio di settimane perché ci sarebbe un creditore pubblico da "soddisfare" prima del 6 ottobre). Non importa che dipenda dalla fugace e impalpabile presenza della nuova proprietà, la quale non sembra navigare nell'oro. Non importa che la squadra sia stata costruita oggettivamente male. Non importa che ci siano stati dieci infortuni. Non importa che pure la sorte sfavorevole ci stia mettendo lo zampino (con Venezia e Catanzaro è girata male).

Importa soltanto non farsi nuovamente travolgere da un'ondata di negatività. Perché male attira male. Bisogna spezzare la spirale e ora come ora possono farlo soltanto gli attori presenti sulla scena, sentendo su di sé il peso della responsabilità: da Radrizzani-Manfredi, stando convintamente vicini all'ambiente e portando avanti il progetto di risanamento e bilancio (Il Secolo XIX ha rivelato che altri due aumenti di capitale sono stati fatti), a Pirlo (che sta persino provando a snaturare se stesso), dai dirigenti (Legrottaglie, Mancini, Giani) ai giocatori (soprattutto i più esperti, Ricci e Borini battete un colpo). Se si riuscirà a invertire una tendenza che dura da tanto, troppo tempo, allora probabilmente si potrà ricominciare a vedere un po' di luce in fondo al tunnel e a programmare il futuro. Quale, lo vedremo e lo valuteremo. Ma avvitarsi su se stessi con altre manovre spericolate farà soltanto precipitare nel vuoto. E stavolta senza paracadute.

 

 

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