Sampdoria, il rischio è un altro stillicidio

di Maurizio Michieli

3 min, 41 sec

Sabato nella partita con il Bari la prestazione paradossalmente dovrà contare più del risultato

Sampdoria, il rischio è un altro stillicidio

"Siamo già usciti da situazioni come queste", ha detto Andrea Pirlo dopo la rocambolesca sconfitta della Sampdoria a Salerno, la seconda consecutiva, con un bilancio di sei reti al passivo (media di due a partita) e un solo punto in classifica che "vale" il fondo, proprio in coabitazione con il Bari, prossimo avversario sabato al "Ferraris". La frase dell'allenatore della Sampdoria, a cui l'anno scorso è stato "perdonato" tutto e a cui in particolare è stato riconosciuto il merito di avere spremuto, pur tra alti e bassi, il massimo da una rosa deficitaria, mi ha fatto ripiombare con la mente a una condizione dalla quale si auspicava che la squadra blucerchiata fosse definitivamente uscita: quella dell'incertezza.

Il rivoluzionario mercato estivo, con l'arrivo di quattordici giocatori nuovi, di cui dieci titolari in campo, lasciava presagire un andamento diverso. Specie alla luce del fatto che tutti in serie B - allenatori e direttori sportivi - hanno riconosciuto la bontà del lavoro svolto da Pietro Accardi e dalla società. Ne consegue che o sono tutti incompetenti e l'organico non è così forte per la categoria oppure qualcosa non torna. E trovarsi ancora in una "situazione come questa" è onestamente avvilente. Il rischio è che da oggi riparta lo stillicidio della passata stagione: una partite bene e due male; un tris di vittorie e poi due sconfitte di fila; tot gol segnati ma ancora di più subìti. Un trend che se poteva bastare l'anno scorso, non è sufficiente quest'anno per una formazione che ambisce alla serie A o quantomeno a lottare sino all'ultimo nelle prime tre/quattro posizioni.

Del resto a sancirlo con un comunicato ufficiale è stato lo stesso presidente Matteo Manfredi: "La stagione dovrà avere tutt'altro tenore", aveva scritto sul sito ufficiale dopo il k.o. interno con la Reggiana. Per non dire del medesimo Pirlo, che prima dell'avvio del campionato non si era nascosto e aveva apertamente parlato dell'obiettivo serie A nella bella intervista realizzata da Simone Galdi per Telenord. Quella attuale non è solo una falsa partenza, ma la prosecuzione di un film sconclusionato (senza capo e con Coda, quanto è bravo tra l'altro) e dal finale tutto da scrivere. Ecco, il rischio è di assistere a un sequel, ancora meno divertente del primo.

Ho sempre ritenuto che l'esonero di un allenatore sia una sconfitta per tutti, non solo per lui. E lo considero un'estrema ratio. Ragion di più nei confronti di Andrea Pirlo, persona squisita, calciatore immenso ma tecnico ancora tutto da decifrare. Un lusso che la Sampdoria non può permettersi. Perché è evidente come la società abbia scommesso pesantemente su questa annata: un altro passaggio in serie B sarebbe, non dico la catastrofe, ma quasi. Finanziaria, oltre che sportiva. Il ben noto bagno di sangue. Per evitare il quale si è investito molto sul mercato, mettendo a disposizione di Pirlo una rosa all'altezza dell'obiettivo. Ne consegue che sabato con il Bari conterà - penso sia questo il metro di giudizio di Accardi e del club - più la prestazione del risultato. Persino una vittoria - non corroborata da un cambio di marcia sul piano tecnico, tattico-organizzativo e caratteriale - servirebbe a poco, se non a dare ossigeno a una classifica tristemente anemica. Sarà importante e decisivo vedere un'altra Sampdoria, completamente diversa da quella degli ultimi tredici mesi. Altrimenti, per tentare di salvare la baracca e il progetto costruito in estate, resterà un'unica, per quanto avvilente, soluzione: il cambio di guida in panchina. Cosa che continuo a non augurarmi, ovviamente. Ma sarebbe ancora peggio lo stillicidio, un altro campionato da saltimbanchi (allo stato attuale quasi da zimbelli visti gli errori e gli orrori dei gol autoinflitti).

Nomi per l'eventuale dopo Pirlo? Non ne faccio, anche se ho una mia idea, suffragata da elementi. Non ne faccio perché voglio ancora credere in una via di uscita nel segno della continuità, purché non sia transitoria, parziale, circoscritta, estemporanea. Dovrà essere abile Pietro Accardi (e lo è) a entrare nel cuore del problema e a comprendere a fondo come stanno le cose. E poi decidere. Senza se, senza ma e senza farsi condizionare dal risultato di sabato. So che sarà così e questa è una garanzia per continuare a credere che le speranze di tutti i tifosi blucerchiati possano non trasformarsi per l'ennesma volta in mere illusioni.