Sampdoria, la retrocessione è un baratro sempre più vicino. Ma giocatori, tecnico e tifosi non vogliono mollare

di Claudio Mangini

3 min, 20 sec
Sampdoria, la retrocessione è un baratro sempre più vicino. Ma giocatori, tecnico e tifosi non vogliono mollare

Crederci ancora? Provare a inseguire la speranza di battersi ancora, anche se è una di quelle sfide che è facile definire impossibile? Giocare anche contro un destino che, da cento segnali, si dimostra ostico e avverso? I punti interrogativi sono necessari, ma le risposte hanno solo punti esclamativi. Sì, ci crediamo ancora, ci proviamo fino all’ultimo respiro! Lo dicono i giocatori, lo dicono i tifosi che saranno anche a Roma, una macchia blucerchiata dentro all’Olimpico, lunedì prossimo, lo afferma Dejan Stankovic, che pure ammette che il peso della responsabilità e l’impossibilità di sbagliare spesso diventano macigni. «Ma dobbiamo difendere la Sampdoria», dice. E significa: noi non molliamo.

Eppure sabato pomeriggio, al termine di Sampdoria-Bologna, era difficile pensarla così. Il 90% dei tifosi sampdoriani probabilmente cullava pensieri che lasciavano zero spazio alla speranza. Stop, fermata Fine dei sogni, si scende. E’ stata la partita più brutta del dopo sosta Mondiale. Si poteva passare subito in vantaggio, si poteva rovesciare il risultato in occasione del secondo penalty. Si poteva perfino portare a casa un piccolo punto che è sempre meglio che è un’altra cocente delusione arrivata nei minuti finali. E, invece, nulla: mani vuote. Era la partita che, per l’ennesima volta negli ultimi tempi, poteva riportare la Sampdoria quasi a contatto con le squadre su cui deve fare corsa a inseguimento. Ma, alla fine, guardando i risultati, oltre a sottolineare l’ennesima macroscopica occasione mancata, si deve considerare che tutto è praticamente rimasto immutato. Solo (e non è poco, certamente) con novanta minuti in meno a disposizione.

Forse è quasi inutile guardare il calendario. In trasferta, in successione, ci sono Lazio, Juventus e Roma. Ma in casa, a incastro, la banda Stankovic dovrà ricevere Salernitana, Verona e Cremonese. E cosa significa lo sappiamo tutti.

E’ una Sampdoria che, quando non trova, arbitraggi avversi o sfighe cosmiche, si costruisce situazioni autolesionistiche, si fa male (tanto) da sola. Quanti sono i punti perduti contro Empoli, Udinese, Monza e, appunto, Bologna? Abbastanza per cambiare volto al campionato. Ma, appunto per questo, vale la pena di provarci ancora. E non solo per una questione di orgoglio e dignità, che pure hanno un senso. Vale la pena provare questa ennesima sfida ad handicap, con un  handicap sempre più sfavorevole. Vale la pena perché lo vogliono tutti - come abbiamo detto - giocatori, tecnico e tifosi, e ovviamente società, e perché, e qui sta un altro paradosso, nonostante tutto la Sampdoria lancia qualche segnale positivo. Da lontano, come la luce che arriva da una stella lontana. E, appunto, nonostante la giornata non positiva. Nonostante tutto e nonostante un mercato fatto con il portafogli vuoto, è arrivato Jesé Rodriguez che, si è visto dopo i primi tocchi, è un giocatore di livello superiore. Nonostante tutto, la difesa fa quasi sempre il proprio dovere e Nuitinck si batte come un leone. Nonostante tutto, Lammers ci mette un impegno che meriterebbe di essere coronato da un gol, un golletto, magari un gollonzo, ma un gol. E Winks è un giocatore di livello europeo, anche non nella sua giornata migliore. E, pure in una giornata di Sampdoria tutt’altro che brillante, nel finale – ridisposti in campo e generosi – i blucerchiati hanno ancora tirato fuori un tentativo, imperfetto, di assalto. Fino alla botta di Orsolini.

Non è questione di illudersi o illudere. E’ una cosa diversa: è non arrendersi, provarci fino all’ultima stilla di energia con generosità da parte di tutti. E’ uno dei momenti più difficili della storia della Sampdoria, forse il più difficile in assoluto. Da Audero a Jesé, da Lanna a Stankovic, chi c’è, ha scelto di esserci. Per questo, non si molla. «Apprezzerei se qualcuno mi dicesse di non sentirsela, ma lo trascineremo con noi». Sono parole di Stankovic. Non serve aggiungere altro.