Sampdoria, il preparatore De Bellis: "I giocatori non sono tutti uguali, per ognuno un vestito su misura"
di Matteo Angeli
"L'anno del quarto posto neppure un infortunio muscolare, caso più unico che raro. L'esperienza al Genoa e i ricordi con Mennea"
Dal nostro inviato
a Ponte di Legno
Seconda avventura in blucerchiato per il professore Roberto De Bellis, la numero ventidue in Serie A. Docente universitario, nato a Formia 52 anni fa, è stato tanti anni al Chievo con Delneri, ma anche al Cagliari, Atalanta, Catania e Juventus. Un passato da calciatore di calcioa 5, oggi è ritenuto tra i migliori nel suo ruolo.
Professore siamo in estate in ritiro. Quanto conta il vostro lavoro?
"La preparazione atletica è fondamentale per il risultato spostivo, è questo un periodo importantissimo perchè si cerca di mettere tutti nelle migliori condizioni. Ogni giocatore ha bisogno di un singolo vestito che noi dobbiamo cucirgli addosso, ogni giocatore ha una sua storia, un suo fisico, un suo ruolo: non sono tutti uguali. Yepes e Quagliarella, per fare un esempio, hanno caratteristiche differenti e hanno bisogno di stimoli differenti".
Qualcuno la chiama il "mago dei muscoli" per via di quell'anno alla Sampdoria. Cosa successe?
"Successe che terminammo il campionato senza neppure un infortunio muscolare, devo dire è stato qualcosa di unico. Era l'anno della Champions, l'anno del quarto posto, ricordi bellissimi che mi porterò sempre dentro" .
Tra le sue esperienze anche quella con il Genoa nell'anno di Maran. Ricordi meno piavevoli in quel caso...
"Indubbiamente legati a quella famosa gara di Napoli quando scoppiò il covid. Andammo a giocare con tre positivi dentro il gruppo, al ritorno sull'aereo erano 17 giocatori con il covid. Fummo mandati allo sbaraglio".
Torniamo all'attualità: come sta Daasmasrd?
"Negli ultimi giorni l'ho torchiato parecchio, abbiamo forato su di lui per cecare di dargli degli stimoli adeguati. Lui vuole lavorare per recuperare certi parametri che aveva perso. E' consapevole che può tornare ai suoi livelli e quindi lavora bene".
Il preparatore atletico deve essere anche psicologo? Molti giocatori hanno la valigia in mano, come li aiutate?
"Beh sicuramente un preparatore atletico deve essere anche uno psicologo, dobbiamo nutrire gli aspetti legati al movimento ma anche il cervello. Con chi è in partenza dobbiamo avere una sorta di occhuio di riguardo".
Tra l'altro suo padre è stato uno dei primi psicologi dello sport...
"Sì è vero, mio padre è stato un grande. Eravanmo a Formia nel centro federale e si prendeva cura di Mennea e Sara Simeoni. Da piccolo pensavo di essere il più veloce di tutti, poi ho scoperto che Mennea mi faceva vincere".
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