Sampdoria, Fredberg visto da vicino: a Telenord le testimonianze dei giornalisti di Grecia, Danimarca e Belgio

di Simone Galdi

6 min, 24 sec

Il ritratto del nuovo direttore blucerchiato tra molte luci e qualche ombra

Sampdoria, Fredberg visto da vicino: a Telenord le testimonianze dei giornalisti di Grecia, Danimarca e Belgio

Dalla Danimarca all'Italia, attraverso Cipro, la Grecia e il Belgio. Sembra l’itinerario di una nave cargo, è invece il percorso nel curriculum di Jesper Fredberg, 44 compiuti l'11 maggio scorso, una carriera dalla panchina alla scrivania, saltando da un paese all'altro della Comunità Europea. Un nome poco noto dalle nostre parti, che ha sorpreso quando è arrivata l'ufficialità del suo incarico alla Sampdoria, CEO Area Football. Per ricostruire la sua parabola appena atterrata a Genova, abbiamo chiesto un parere a rappresentanti della stampa sportiva estera che hanno seguito quei club dove Fredberg ha lavorato negli scorsi anni.

 

L’isola che non c’è – Dopo un inizio di carriera in Danimarca da allenatore delle giovanili di squadre laggiù molto quotate, come Aarhus e Brondby, e un fugace passaggio nella Federcalcio danese, Fredberg viene chiamato a Cipro per coordinare l’area tecnica e l’Academy dell’Omonia Nicosia. Abbiamo chiesto ad Andrea Palombarini, giornalista sportivo italiano che vive in Grecia dal 1990 e segue per Cosmote TV anche il campionato dell’isola, di riassumere questa prima tappa della carriera del dirigente: “Aveva fatto molto bene con l'Omonia. Ricordo che Fredberg è un allenatore 'prestato' al ruolo di direttore sportivo. È un polivalente, ha ricoperto più ruoli durante la sua carriera: direttore tecnico, responsabile del settore giovanile e poi della prima squadra come direttore generale. All’Omonia aveva conosciuto Nikos Dabizas, l’ex difensore di Olympiakos e Newcastle, che lo ha poi voluto con sé al Panathinaikos”. Nelle due stagioni a Cipro, la coppia Dabizas-Fredberg colleziona un 5° e un 6° posto, tradendo le attese dei tifosi, ma in un contesto societario pieno di incertezze.

 

Atene troppo breve – Il salto dal campionato cipriota a quello greco non porta le soddisfazioni sperate: una sola stagione, la 2018-19, ottavo posto in campionato, ma ancora una volta in un clima societario teso. Per il Trifoglio, nell’aprile 2018 era arrivata dall’UEFA la squalifica dalle coppe europee per tre anni, decisione che aveva esasperato i rapporti tra tifosi e proprietà. Anche in questo caso, Palombarini giudica positivamente il lavoro di Fredberg: “Secondo me non gli è stato dato nemmeno il tempo di poter dare una svolta anche a livello di organizzazione non solo del club, della prima squadra o del settore giovanile, ma anche a livello di calciomercato, un campo nel quale Fredberg poteva dare molto di più. Sicuramente anche ad Atene ha lasciato una buonissima impressione. Ora però c'è una grandissima opportunità, per lui che è un conoscitore del calcio mondiale, ancor di più del calcio europeo, potrà fare molto bene a Genova”.

 

Scalata in patria – Chiusa la doppia parentesi in lingua ellenica, Fredberg torna a casa, dove lo aspetta una sfida importante, alla fine dei conti vinta. Non ha dubbi Zak Egholm, telecronista per ESPN Disney+ Denmark: “Jesper è una figura di grande prestigio nel calcio danese. È stato uno dei principali artefici della strategia che ha portato alla ricostruzione del Viborg FF. Ha un ottimo fiuto per il reclutamento – sia di giocatori che di allenatori – e si distingue per uno stile comunicativo empatico, ma al tempo stesso chiaro e diretto. Il suo lavoro ha permesso al Viborg di passare dalla seconda divisione del campionato danese alla Superliga, fino a conquistare una qualificazione alle competizioni europee. Un traguardo significativo in Danimarca, che a livello personale lo ha condotto a un prestigioso incarico in Belgio, all'Anderlecht”.

 

Il calciatore fantasma – Non tutto nell’esperienza danese è facile per Fredberg, che viene coinvolto in una situazione spinosa, rischiando di compromettere in modo pesante la sua reputazione. “Il caso di Bernio Verhagen, il finto calciatore che si era offerto a più club ed aveva firmato proprio con il Viborg di Fredberg, è stato un episodio molto negativo – spiega ancora Egholm – Verhagen si è rivelato una truffa... Fredberg non è affatto orgoglioso di quella vicenda: fu lui stesso a portare Verhagen alla stazione di polizia. È sicuramente uno dei capitoli più oscuri del suo percorso nel calcio. Ma proprio da quel momento in poi, ci sono stati tanti sviluppi positivi nella carriera di Jesper. Sarà interessante vederlo all’opera in Italia. La Sampdoria è un grande club, anche se attualmente si trova in un momento difficile in Serie B. Se Fredberg avrà tempo, pazienza e il necessario sostegno economico, credo che potrà fare molto bene, sia per sé che per la società”.

 

L’avventura a Bruxelles – I buoni risultati con il Viborg valgono la chiamata nel 2022 all’Anderlecht, il club più prestigioso e vincente della storia del Belgio. Il momento del club è difficile, mancando un titolo dal 2017 e con un processo di ricostruzione tecnica ancora in corso. Attorno alla società c’è un’enorme instabilità, ma Fredberg riesce a restare in carica come CEO Sport più a lungo di altri. “Ha dato il via a quella che è stata definita l’‘era danese’ dell’Anderlecht – spiega Florent Malice, reporter di Walfoot.be e specializzato sulle vicende dei Mauves – portando come allenatore Brian Riemer (attuale commissario tecnico della Danimarca) e ingaggiando numerosi giocatori danesi”.

 

L’inizio incoraggiante – Nelle prime sessioni di mercato, gli acquisti si rivelano azzeccati: Anders Dreyer è stato un successo, così come Islam Slimani. “Ma in un caso – spiega Malice – Fredberg ha peccato d’ingenuità, con Tolu Arokodare, che era molto vicino alla firma con l’Anderlecht ma alla fine ha firmato con il Genk. È stata una lezione utile per lui. Dopo quell’episodio, è diventato un buon negoziatore. È riuscito a portare giocatori che nessuno si aspettava potessero arrivare all’Anderlecht – come Schmeichel, Dolberg, Thorgan Hazard – e questo è stato considerato un buon lavoro”.

 

Il mercato nordico – Fredberg sceglie di puntare forte sui giocatori danesi, ma questa decisione crea malcontento nella rosa: alcuni dei suoi acquisti ricevono troppo spazio rispetto alle prestazioni fornite, come racconta ancora Malice: “Lonwijk non era da Anderlecht, Vazquez è costato molto ma si è rivelato non all’altezza, Flips stesso non si è dimostrato all’altezza, Kikkenborg nemmeno. Quando c’era bisogno di essere creativi, e non semplicemente portare grandi nomi danesi, Fredberg ha avuto più insuccessi che successi. Alcuni giocatori con ingaggi molto alti non hanno reso secondo le aspettative, perché lontani dal loro rendimento passato, come Diawara e Foket. Il peggiore è stato l’ingaggio di Zanka, uno dei peggiori giocatori mai visti all’Anderlecht: probabilmente non è stato nemmeno osservato adeguatamente, ma portato solo per il nome e per i legami danesi”.

 

Tempo e risorse – Nel tracciare un bilancio degli anni a Bruxelles, il collega belga non ha dubbi: “Il miglior risultato è stato convincere Kasper Dolberg e Thorgan Hazard a firmare, nessuno credeva potessero venire all’Anderlecht”. Al dirigente danese manca in carriera un titolo, ma è abituato a lavorare in situazioni societarie complesse. Omonia, Pana e Anderlecht potrebbero essere state esperienze fondamentali per adattarsi alla realtà di una Sampdoria nobile decaduta, in cerca di un riscatto dopo anni di vacche magre. Servono idee e tempo per applicarle, ma soprattutto servono risorse: se Fredberg saprà trovare un equilibrio in un contesto tanto complesso, forse potrà dimostrare in modo definitivo di essere un dirigente di alto livello.

Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci sul canale Telenord, su Whatsapp, su Instagramsu Youtube e su Facebook.