Sampdoria, dopo Venezia parte la volata finale
di Claudio Mangini
Sono tre, ma valgono sei. Lo ha detto Marco Giampaolo, dopo la partita di Venezia, quella in cui i punti valevano il doppio, la migliore in assoluto del secondo mandato del tecnico abruzzese. Per preparazione e gestione. Perché, se con il Sassuolo era arrivata la goleada, è anche vero che la gara si era indirizzata subito nei binari giusti e con l’Empoli il successo era stato netto ma anche in quel caso le difficoltà tecniche e psicologiche erano certamente inferiori. «Questa gara implicava tensioni particolari, per il valore stesso della partita», ha spiegato ancora Giampaolo. Che ha aggiunto: «Bisognava essere razionali in campo». Appunto. Bravo lui a rimodulare, senza stravolgere, il suo credo, lasciando intatta fino alla trequarti la squadra – il 4-3 – facendo diventare l’1-2 un 2-1 con Caputo unica punta.
L’attaccante ex Empoli e Sassuolo ha goduto dei maggiori spazi che la convivenza con Quagliarella fatalmente e inequivocabilmente – come ampiamente dimostrato - restringe, assistito però non da uno ma due rifinitori. Sabiri ha messo in partita più continuità, più presenza e più fisicità, Sensi ha cercato di guidare il gioco anche arretrando. Ovvio che, se sono due i giocatori attraverso cui deve passare il tocco illuminante, saranno anche meno i palloni giocati da ciascuno, ma è vero che quando uno appariva meno dentro al gioco, era l’altro a comandarlo. Alle loro spalle Candreva ha agito ancora da mezzala, ma con la capacità e l’intelligenza di andare a cercarsi gli spazi sull’esterno o in zona conclusiva, sacrificandosi pure in copertura su Ampadu o Nani e Thorsby ha ramazzato palloni con la capacità di frenare la propria irruenza per non incorrere in cartellini. Dietro, Ferrari ha dato consistenza alla difesa, e ne hanno beneficiato sia Colley che, nel finale, Yoshida. Audero – e questa era una scelta delicatissima – ha offerto una prova convincente, è un giocatore (e un capitale) recuperato. Insomma, il dualismo fra i pali al momento è concorrenza produttiva. Infine, chi è entrato dalla panchina ha fatto in pieno la sua parte, a cominciare da Quagliarella, giustamente lodato da Gianpaolo,– che ha lavorato di intelligenza ed esperienza, tenuto palla, innescato iniziative offensive e – ancora il tecnico - «sembrava un ventenne».
Ma gli elogi, ha spiegato l’allenatore ed è logico concordare, vanno subito metabolizzati e messi alle spalle «perché sotto spingono tutti» e bisogna dedicarsi «anima e corpo al nostro obiettivo». Che è, naturalmente, la salvezza.
Manca la volatona finale e la serie di 8 gare può essere divisa in due: Roma in casa, Bologna in trasferta, Salernitana a Marassi e Verona fuori. Con 4-5 punti, si potrà affrontare il poker finale ad altissima tensione (derby, Lazio all’Olimpico, Fiorentina al Ferraris e infine Inter a San Siro) con serenità. Ma lo spirito e la capacità di stare in campo devono essere quelle di Venezia. Senza dimenticare che per le ultime quattro partite a Marassi (capienza riportata al 100% dal primo aprile) la Sud tornerà a essere la casa anche dei gruppi storici del tifo. «La Samp è la sua tifoseria e i nostri tifosi sono la Sampdoria. Sono un giocatore, il nostro fuoriclasse, e un fuoriclasse va sempre impiegato», ancora parole di Giampaolo. Con la speranza che, dopo la sosta azzurra, la Sampdoria possa contare anche su Supriaha e Giovinco.
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