Sampdoria, dopo la festa subito operazione futuro
di Claudio Mangini
La più bella della stagione. Lo ha detto Marco Giampaolo, ed ha ragione. Quella con la Fiorentina è la partita che svela, in fondo al tunnel, che questa Sampdoria avrebbe potuto sfoderare altre potenzialità e disputare un altro campionato, se non fosse stata, per almeno metà, condizionata dalla paura di essere risucchiata nel vortice e dalla necessità forzata di giocare, gara dopo gara, sul terreno scottante della zona calda del fondo classifica. Sampdoria-Fiorentina è stata la festa della liberazione dai cattivi pensieri per i sampdoriani e della conferma del valore di alcune individualità. Una su tutte: Abdelhamid Sabiri, il migliore arrivo del mercato d’inverno, uno dei giocatori da non perdere e da cui ripartire per il futuro. Con lui, a proposito del mercato di gennaio, un voto positivo al rendimento di Tomas Rincon, mentre non possono che essere considerati fallimentari, in termini di valore aggiunto al servizio della squadra, gli ingaggi di Giovinco, Magnani e del ragazzo ucraino Supriaha; infine, Sensi e Conti: lampi di uno spessore tecnico indiscutibile, annebbiati dai perduranti problemi fisici.
Sampdoria-Fiorentina è stata una partita bella e finalmente godibile per quei 21mila e passa, e per tutti gli altri tifosi, dopo un anno sofferto come non accadeva da molti anni. E’ stata una partita illuminata da un gol capolavoro di Fabio Quagliarella e da molto lampi di questo ragazzino di 39 anni che, utilizzato a sprazzi, è ancora in grado di essere utile alla causa; è stata la partita di un gregario che ha tutto per diventare protagonista come Ferrari, della consapevolezza di Augello, della fiducia nei propri mezzi di Audero, vista la sua felicità al momento del cambio? E’ stata la partita di Giampaolo, finalmente col volto disteso. E’ stata quella, nuovamente, del piede magico di Antonio Candreva, che alla fine, ha trovato (e ha avuto dall’allenatore) le zolle giuste per liberare la sua classe. Ed è stato un capolinea, un punto di svolta. Lo ha detto Marco Lanna, il presidente amato dai tifosi, l’uomo che ha portato un carico di fiducia con la sua faccia pulita e il suo impegno in prima persona, fondamentale in un momento di crisi nera: «Godiamoci questa partita, e poi mettiamoci a lavorare per il domani».
Perché da lavorare ci sarà molto, il campionato non è ancora finito, ma da oggi bisogna cominciare a programmare, partendo dall’analisi degli errori che hanno condizionato tutta la stagione. Perché errori ne sono stati commessi molti, a cominciare dalla programmazione bislacca della scorsa estate, con almeno una decina di allenatori vagliati, contattati, ingaggiati anzi no, prima della scelta D’Aversa. Per proseguire con un mercato che è stato condizionato dal nome di Damsagaard, che doveva essere il sacrificio necessario per portare in cassa molti milioni, finendo per far raffreddare e abbassare le offerte, rendere ingiustificato il sacrificio e iniziare la stagione con la vendita blitz di Jantko, uno degli elementi che sarebbero stati più preziosi per il 4-4-2 di D’Aversa.
A propostito, anche a lui va un grazie. Per i 20 punti conquistati nelle 22 partite della sua gestione, base fondamentale per la costruzione della salvezza, e per non aver mai pronunciato una parola di troppo dopo, mai essersi tolto un sassolino dalla scarpa, quando avrebbe potuto, anziché tenersi addosso gli abiti – comodi per molti – del capro espiatorio.
Ecco, bisogna ripartire dagli errori. E’ giusto così, lo chiedono per primi i tifosi, che hanno aiutato, spinto, fatto sentire calore e affetto alla squadra, ma hanno gli occhi bene aperti, hanno visto e capito. In società molte cose non hanno funzionato: e se si vuol prendere un esempio, basta quello più lampante dei due direttori, Faggiano e Osti, con una sola bacchetta per guidare l’orchestra.
Bisogna ripartire dagli errori commessi per non riperterli. Bisogna analizzare il materiale umano, non solo quello che infila le scarpe con i tacchetti. La Sampdoria ha elementi di valore in prestito – da Bonazzoli che sarebbe stato prezioso quest’anno, a de Luca, reduce da una buona stagione a Perugia, a Stoppa, reduce da un’ottima stagione allo Juve Stabia e cui probabilmente toccherà un altro anno di maturazione in prestito. Bisognerà scegliere su chi puntare della rosa attuale - di cui fa parte anche Gabbiadini, il grande assente per infortunio -, chi non verrà ritenuto utile alla causa e chi sacrificare per il bilancio. E qualche sacrificio sarà comunque inevitabile.
E qui il discorso si allarga su prospettive più ampie e fondamentali. A cominciare da quella relativa alla vendita della società. Perché salvarsi era indispensabile per avere un appeal verso potenziali compratori. Da mesi le voci si inseguono, compresa quella che ci sarebbe qualcuno un passo avanti, conditio sine qua non la permanenza in categoria. Appunto. E poi, non si può ignorare il senso degli appelli di molti sampdoriani all’ex compagno Gianluca Vialli. Assente nell’occasione della partita con la Fiorentina, ma ben presente col cuore. “Fratelli” ha scritto sui social, mentre gli ex compagni di maglia convocati a Marassi da Lanna (splendida iniziativa) rilanciavano: “Dai Luca, comprala”.
Era stato molto vicino, Vialli, a portare a termine l’operazione, con solidi capitali. Poi Ferrero disse no, e il discorso si chiuse, o si interruppe. Certo, sarà diverso, il futuro, con una nuova proprietà o, per ora, avanti con Lanna e il gruppo di transizione, verosimilmente in termini di disponibilità economiche. Ma Lanna ha fatto molte cose buone e ha in mente, da anni, l’idea di una Sampdoria con molti ex ragazzi dello scudetto e dintorni. E’ quello che fanno i grandi club (il Milan con Maldini, l’Inter con Zanetti, la Juve con Nedved), la Sampdoria può fare di più. Perché «non credete a chi vi dice che il calcio è una guerra. E’ uno sport e un gioco, e ai giochi si gioca con gli amici». E questa è una citazione, e una dichiarazione d’amore, dal libro di Vialli, Mancini & C. “La bella stagione”. E non sono parole al vento.
Insomma, potrebbero esserci Lanna e altri nella Samp con una nuova proprietà, ci sarà l’attuale presidente e il suo gruppo dirigente, se la cessione sarà più lunga e complicata. Ma, comunque sia, servirà un Progetto, sì, con la P maiuscola.
Infine c’è Marco Giampaolo. Che si è guadagnato il diritto a un biennale conquistando la salvezza. Ma un diritto non è una matrimonio certo, ha detto lui. Hanno pesato certe critiche, ma peseranno soprattutto le idee, i programmi. Sempreché, un eventuale nuovo proprietario non arrivi con altre idee e un altro nome per la panchina.
Comunque sia, grazie per la salvezza. E, soprattutto, buon lavoro
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